Storia della geografia e delle scoperte geografiche (parte seconda)/Capitolo X/I viaggi del Frate Mendicante

I viaggi del Frate Mendicante

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[p. 184 modifica]59. I viaggi del Frate mendicante. — Prima di abbandonare l’esame delle navigazioni lungo la costa occidentale di Africa, anteriori al periodo famoso di D. Enrico il Navigatore, è necessario tener breve parola dei viaggi di un frate mendicante spagnuolo, dell’Ordine dei Francescani, i quali, secondo ciò che è detto nella relazione della conquista delle Canarie per parte del barone normanno Giovanni di Béthencourte di Grainville (dal 1402 al 1405), ebbero luogo nel tempo in cui la città di Marocco era la capitale di tutta l’Africa.

Il primo viaggio marittimo del Frate mendicante comincia precisamente al capo Non, punto estremo della navigazione dei Portoghesi prima dell’anno 1418, e da essi considerato come il nec plus ultra della navigazione lungo la costa occidentale d’Africa. Imbarcatosi al capo Non, toccò il porto di Saubrun, le coste arenose del paese dei Mori, sino al capo Bugeder Bojador) situato a 12 leghe dalle Canarie, visitò queste isole, e molti altri paesi per mare e per terra, dei quali la relazione non fa alcun cenno. [p. 185 modifica]

Dalla costa occidentale volgendosi ad oriente, attraverso il Sudan (?), giunse al regno di Dongalla (Dongolah, nella Nubia) popolato da cristiani soggetti al Prete Gianni che ha, tra i suoi titoli, quello di Patriarca di Nubia. Questo paese, dice il viaggiatore, confina dall’un lato coi deserti d’Egitto, dall’altro con un luogo in cui il Nilo si divide in due rami, il primo dei quali percorre l’Egitto ed entra in mare a Damietta, il secondo forma il fiume d’Oro' e viene verso di noi (cioè si getta nell’Oceano Atlantico). In questo fiume d’Oro i geografi sono concordi nel riconoscere il Senegal. Dal paese di Dongolah il Frate andò al Cairo; a Damietta si imbarcò in una nave di cristiani, e giunse così a Saretta, luogo posto di fronte a Granata, donde, per la via di terra, andò alla città di Maroch (Marocco).

Nel suo secondo viaggio il Frate partì da Marocco, attraversò i monti di Clere (Atlante occidentale), la provincia della Gazulle grande paese provvisto di ogni bene; ed imbarcandosi in una galea di Mori diretta verso il fiume dell’Oro, vi giunse dopo aver toccato il Capo Non, il Capo di Saubrun ed il Capo Bugeder. Da questo Capo al fiume dell’Oro si contano 150 leghe francesi. Stando letteralmente a questo dato della distanza, la imboccatura del fiume dell’Oro corrisponderebbe al golfo di Arguin. A proposito di che molto assennatamente il sig. Codine osserva che da una relazione tanto antica non dobbiamo attenderci una perfetta esattezza, la quale d’altronde non trovasi sempre in documenti più moderni, specialmente nelle carte anteriori a quelle dei Portoghesi, nelle quali le distanze, ora estremamente ridotte, ora quasi nulle a mezzodì del Capo Bojador, sarebbero ben lontane dal condurci alle 150 leghe della relazione1. Si aggiunge che lungo la costa Saharica non vi ha alcun corso d’acqua che si possa considerare come una ramificazione del Nilo: necessariamente adunque siamo condotti al Senegal, la cui identificazione col fiume di Yedamel o fiume dell’Oro venne già più sopra dimostrata2. [p. 186 modifica]

Al di là del Senegal la nave continuò a dirigersi lungo la costa, e pervenne così, prima ad un’isola molto ricca detta Gulpis, popolata da idolatri, quindi ad un’altra isola detta Caabe, che essa lasciò alla destra, e infine ad una montagna molto alta e fertile detta Alboc, dalla quale sorgeva un grandissimo fiume. Da questo luogo la galea dei Mori fece ritorno al Marocco, ed il Frate si diresse al paese dei Gotome nel quale si trovavano montagne di tanta altezza da superare tutte le altre montagne del mondo: alcuni le chiamano col nome di Monti della Luna, altri con quello di Monti dell’Oro. Esse sono in numero di sei, e dai loro fianchi scaturiscono sei grandi fiumi che tutti si riuniscono nel fiume dell’Oro, e formano un gran lago con un’isola nel mezzo detta Palloye e popolata da negri. In questo paese montagnoso si riconoscono facilmente o i monti conosciuti col nome di Kong, o l’altipiano stesso della Senegambia o dell’alto Sudan, di cui quelle montagne segnano il lembo meridionale. Al di là del paese di Gotome il viaggiatore giunse ad un fiume detto Euphrate, il quale viene dal Paradiso terrestre, e, dopo aver percorso molti altri paesi, arrivò alla città di Mélée residenza, o una delle residenze, del Prete Gianni.

L’egregio critico sig. Codine, che già abbiamo citato più sopra identifica l’isola Gulpis con una di quelle che compongono l’arcipelago dei Bissagos, l’isola Caable con una delle isole Loss, e la montagna Alboc colla Sierra Leone. Quanto ai nomi di Gotome e di Euphrate, essi non disparvero completamente dalle contrade cui siamo condotti dalla relazione del Frate mendicante. Il celebre viaggiatore scozzese Mungo Park (ultimi anni del secolo XVIII), ci informa che «un viaggio di un mese al sud di Bedù, attraverso il regno di Gotto, conduce al paese dei Cristiani che dimorano sulle rive del Ba-seeFeena (del mare)…… Miniana e Bedù sono al nord del Kong; vengono quindi successivamente Kong, Gotto e Ba-see-Feena». Così pure nella carta del missionario Borghero, esploratore di una parte dei paesi al nord del golfo di Guinea, è segnata una città di Godome nel regno di Dahomé. A sua volta il [p. 187 modifica]fiume Euphrate è menzionato nella relazione del viaggio del cavaliere Des Marchais alla Guinea e in quello di Denis Bonnaventure. La carta di Bourguignon d’Anville del 1775 indica sotto il nome di Eufrate un fiume che scorre all’ovest del rio Lagos attraverso il paese di Widah, e si unisce col lago Curamo. Lo stesso nome di Efrat sulla carta dell’ammiraglio Bouet-Villaumez è applicato ad uno dei rami occidentali del rio Formoso o Kuorra sboccante nel lago Osa o Cradù (antico Curamo). Adunque, conchiude il Codine, il Frate mendicante, parlando dell’Eufrate, non allude per nulla al gran fiume della Mesopotamia: il suo secondo viaggio si estende, per la via di mare, sino a Sierra Leone, e, per quella di terra, sino al Kuorra detto Eufrate, denominazione che, come quella di Gihon data al Senegal, concorre col nome di Nilo all’unico sistematico e misterioso fiume immaginario, di cui tutti i fiumi dell’Africa centrale erano, secondo i geografi medioevali, gli affluenti ovvero le secondarie ramificazioni.

In fine, la città di Mélée di cui nella relazione del Frate mendicante, corrisponde alla città di Mele, Melli o Mali già capitale del vasto impero del medesimo nome, e la cui posizione, secondo Ibn Batuta, devesi ricercare nei dintorni del gran lago Debo o Debu, a mezzogiorno di Tomboctu.


Note

  1. Bulletin de la Société de géographie de Paris, 1873, I, pag. 403.
  2. V. pag. 180.