Storia della geografia e delle scoperte geografiche (parte seconda)/Capitolo X/Jayme Ferrer

Jayme Ferrer

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[p. 179 modifica]57. Jayme Ferrer (a. 1346). — Rivale della marineria, tanto abile e attiva, degli Italiani, si presenta, nella storia geografica dei secoli XIII e XIV, quella dei Catalani e dell’isola di Maiorca. Raimondo Lullo riferisce che i navigatori catalani si servivano, prima del 1286, di strumenti per misurare, di carte marine, dell’ago calamitato e del compasso dì mare1; e Christobal Clodera dice che in Maiorca si costruivano strumenti grossolani bensì, ma tali tuttavia da permettere, anche in alto mare, la determinazione dell’altezza del polo, cioè della latitudine. Ai cartografi e ai piloti di Maiorca ricorsero sovente le altre nazioni, ed è noto che della loro opera molto si valse il Portogallo quando, sotto la direzione di D. Enrico il Navigatore, si inaugurarono le memorabili spedizioni che dovevano condurre alla scoperta del Capo di Buona Speranza.

Lungo la costa occidentale d’Africa, la Storia della Geografia ricorda la navigazione del maiorcano Jayme Ferrer, della quale si ha una succinta relazione nell’Itinerario di Antoniotto Usodimare. «Nel 1346, il 10 agosto giorno dedicato a S. Lorenzo, [p. 180 modifica]una galea del capitano Giacomo Ferrer partì dalla città dì Maiorca per andare al fiume dell’Oro (ad riu Auri), ma non se ne ebbe più alcuna notizia. Questo fiume è detto Vedamel per causa della sua lunghezza: lo si chiama fiume dell’Oro perchè vi si raccoglie dell’oro in polvere. E sappiate che la maggior parte degli abitanti di quella contrada si occupa nel raccogliere l’oro nel fiume stesso che ha una larghezza di una lega ed una profondità capace delle più grosse navi». E quindi subito dopo, al principio della leggenda 92ª: «Questo è il punto estremo delle terre africane nella direzione di occidente».

La stessa navigazione del Ferrer è ricordata nella carta catalana del 1375 colla seguente leggenda: «Partich l’uxer2 d’En Jac. Ferer, per anar al riu de l’Or, el gorn de Sen Lorens qui es a x da agost, e fo en l’any MCCCXLVI».

Il fiume di cui si parla nell’Itinerario, sotto il doppio nome di Vedamel e di Rio dell’Oro, non corrisponde, come opinano alcuni autori, al Nigir o fiume di Melli (Wed al-Mellì), giacchè il vocabolo Wed o Ued significa o un letto asciutto di un antico fiume, un fiume solo periodicamente ricco di acque, mentre il Vedamel è descritto come un fiume di grande lunghezza, molto profondo e capace di ricevere navi di grossa portata. Inoltre il Nigir porta, presso gli Arabi, il nome di Bahr Ghana (Vedi pag. 65). Altri pensano che il Vedamel della relazione sia uno dei due fiumi che portano nella carta catalana del 1375 il nome di Vetenil e dei quali il settentrionale corrisponde al Wed Nun che termina nelle vicinanze del capo omonimo, il meridionale al fiume Draa (Wed Nul del geografo Bekri). Ma nè l’uno nè l’altro sono fiumi perenni, nè trasportano sabbie aurifere, nè sboccano presso l’estremità occidentale dell’Africa. Il Vedamel dell’Usodimare è piuttosto il Senegal o fiume di Budamel, il quale corrisponde, e per la lunghezza e per la larghezza alla foce, e per la profondità, e, infine, per la ricchezza in oro, al fiume di cui è cenno nell’Itinerario. Il (1) [p. 181 modifica]nome Budamel, applicato ad un’intera regione, non è propriamente che il titolo dato, nell’Africa occidentale, ai capi più potenti. Non è inoltre improbabile che, come opina Riccardo Major, in luogo di Vedamel si debba leggere Vedanil, equivalente a Wed-Nil, nome dato al Senegal da parecchi scrittori arabi.


Note

  1. «Marinarii quomodo mensurant miliaria in mari? Et ad hoc instrumentum habent, chartam, compasum, acum et stellam maris». Nel quale passo si intende sotto il nome di stella maris la rosa dei venti unita colla bussola. Fischer, op. cit., pag. 70.
  2. Uxer (in italiano: usciere) si disse una specie di nave da portar cavalli, mercanzie e simili.