Storia della geografia e delle scoperte geografiche (parte seconda)/Capitolo VIII/Giosafatte Barbaro
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48. Giosafatte Barbaro. — Quasi contemporaneamente al Conti, un altro veneziano, Giosafatte Barbaro, compieva due importanti viaggi, il primo, dal 1436 al 1452, nella Europa orientale; il secondo, dal 1473 al 1479, nell’Asia anteriore, e particolarmente nella Persia. Senza diffonderci nel trattare minutamente delle contrade percorse e visitate dal viaggiatore, ci limiteremo ad esporre quelle cose soltanto che ci paiono avere, nella Storia della geografia di quei paesi, un reale interesse.
Nel Mar Maggiore (Mar Nero) si trova l’isola di Caffa (cioè la penisola di Crimea o Tauride) unita colla terraferma mediante un istmo detto Zuchala (istmo di Perekop). Il mare di Azov è detto dal Barbaro Mare delle Zabacche: alla sua entrata è il luogo di Chers (Kertsch). Il Volga, che porta nella relazione il nome di Erdil è un fiume larghissimo e grossissimo che mette capo nel mare di Bachu (mar Caspio) alla distanza di circa 25 miglia dalla già fiorentissima città di Citracano (Astrachan). Gli abitanti della Russia centrale comunicano facilmente col mare di Bachu per mezzo del Mosco (Moskwa), dell’Occa (Oka) che ne riceve le acque ed è, a sua volta, tributario, sulla riva destra, dell’Erdil. Sopra il fiume Mosco è la città del medesimo nome, il cui distretto è sommamente fertile, ma soggetto a rigorosi freddi nell’inverno. La città di Cassan (Kasan), sulla sinistra dell’Erdil, è distante cinque giornate da Mosca, ed è centro importantissimo per il commercio delle pelliccie che vi vengono importate dai paesi di Zagatai e di Moxia situati a settentrione ed a greco: le pelliccie sono di là trasportate a Mosca, alla Polonia, alla Persia e persino alla lontana Fiandra.
La seconda parte della relazione, minutissima per ciò che riguarda la corografia dell’Asia Minore, dell’Armenia, della Caucasia e della Persia, lascia però luogo a poche considerazioni geografiche.
Secondo il Barbaro, il sollevamento del Tauro ha principio verso il Mar Nero alla parte di Trebisonda, e si estende per levante e scirocco (est-sud-est) verso il golfo Persico. Dal che si vede che il viaggiatore veneziano considerava quel sollevamento come composto dell’Antitauro, del Tauro di Armenia, dei monti del Curdistan e delle montagne che segnano il lembo occidentale, e più esterno, dell’altipiano iranico. Il che è anche provato da quanto egli dice dei popoli assai crudeli e ladri, detti Curdi, che in quelle montagne hanno parecchi forti fabbricati sulle rupi.
Nella Turcomania, od Armenia maggiore, si trovano due laghi, l’uno lungo 150 e largo 50 miglia, ed è questo il lago di Van (antico Arsissa); l’altro lungo 200 miglia e largo 30 con alcune isole abitate, ed è il lago Urumia nella provincia attuale dell’Aderbeigian.
Il passo di Derbend, alla estremità orientale del Caucaso, è egregiamente descritto dal nostro viaggiatore. «Derbend, che vuolsi edificata da Alessandro sul detto mare (di Bachu), significa stretto, e chiamasi anche Thamircapi (Demir Kapu) ossia Porte di Ferro, e ben le sta questo titolo, essendo mestieri passare per sue porte tutti quelli che dalla Persia, dalla Turchia, dalla Soria e da altri paesi vogliono andare in Tartaria, posciachè tutto il terreno tra il mare di Bachu ed il Mar Maggiore è montagnoso, ed a grande stento si potrebbe transitarlo fuor di questo stretto che è lungo circa 60 miglia, ma atto ad usarvisi il cavallo».
Già si è accennato, trattando di Marco Polo (v. pag. 98), ciò che il Barbaro dice delle sorgenti di petrolio nelle vicinanze della città di Bachu.
Che il Mar Caspio fosse anticamente frequentato da navi di grande portata, arguisce il viaggiatore da che in un magazzino di Derbend vide due àncore di 800 e più libbre l’una, mentre a’ suoi tempi il peso delle maggiori àncore non era superiore a 200 libbre.
Sulle rive dello stesso mare è fatta menzione della città di Strava (Astrabad), celebre per le sue sete chiamate appunto stravine, e, a proposito della industria della seta in quelle Provincie settentrionali della regione persiana, osserva il viaggiatore veneziano che «dovunque si trovano acque si lavora la seta a fili sei, e lungo i fiumi si veggono casolari con caldaie, e vi abbondano i gelsi bianchi. Ai lidi del mare si trovano più terre, come Strava, Labazibenth, Mandradani (Mazenderan?) ed altre, donde vengono le migliori sete».
Delle città persiane, quella che appare la più importante è Sciras «la quale volge con i borghi da miglia venti, ha popolo innumerabile, mercanti assaissimi; perchè tutti i mercanti che vengono dalle parti di sopra, cioè da Ero, Samarcand, e da lì in suso volendo venire per la via di Persia, passano per Siras. Qui capitano gioie assai, sete, spezierie minute e grosse, reobarbari e semenzine».
Altra città grande e commerciante, massime per lavori di seta, è Iesdi (Iesd), a proposito della quale osserva il Barbaro che «tra le sete che vengono da Strava e d’Azzi e dal paese di Zagatai (Bucaria) verso il mare di Bachu, quelle di Iesdi sono le migliori; e di cotai lavori si fornisce gran parte dell’India, della Persia, Bucaria, Cataio, Mangi (Cina meridionale), Bursa e Turchia».