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seta, è Iesdi (Iesd), a proposito della quale osserva il Barbaro che «tra le sete che vengono da Strava e d’Azzi e dal paese di Zagatai (Bucaria) verso il mare di Bachu, quelle di Iesdi sono le migliori; e di cotai lavori si fornisce gran parte dell’India, della Persia, Bucaria, Cataio, Mangi (Cina meridionale), Bursa e Turchia».


49. Giovanni Mandeville. — Delle relazioni di viaggi pubblicate negli ultimi tempi del Medio Evo, non ve ne ha alcuna che possa competere con quella dell’inglese Giovanni Di Mandeville, per il favore con cui essa venne generalmente accolta da un numero straordinario di lettori, e che non venne meno, dalla fine del secolo XV al principio del secolo XVII, malgrado quaranta e più edizioni in tutte le lingue d’Europa. La ragione di ciò sta precisamente nel carattere favoloso che informa, quasi in ogni capitolo, la relazione del viaggiatore, e rispondeva ammirabilmente al diletto che allora si provava per le storie meravigliose. Tuttavia, dice il più volte citato Vivien de Saint-Martin, riducendo al suo vero valore una rinomanza fondata principalmente sull’ignoranza e sulla credulità, vizi dominanti del Medio Evo, non possiamo disconoscere essere questo libro un curioso monumento della storia geografica del secolo XV, come quello che in sè riassume, per così dire, tutta la geografia popolare di quei tempi. Infatti è ora provato che le sole parti della relazione, le quali si possono considerare come fondate, più o meno, sulla osservazione personale del viaggiatore inglese sono l’Egitto, la Siria e i paesi dell’Eufrate. Per tutto il resto, malgrado le affermazioni del Mandeville, il quale dice di avere veduto la Tartaria, la Persia, l’Armenia, la Libia, l’Etiopia, l’India colle sue innumerabili isole, vale a dire tutto il mondo allora conosciuto, è certo che egli attinse a piene mani negli scritti dei missionari viaggiatori del secolo XIV, e specialmente in quelli di Oderico da Pordenone1.

Quantunque il libro del Mandeville non abbia più in oggi

  1. Histoire de la gèographie, pag. 281.