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<poem>ascensione sul Vulture, descrivendo quella fatta da Angelo, personaggio nel quale evidentemente ritrasse se medesimo! Sentite che bellezza: «Un giorno che ei s’inerpicava sopra uno dei più alti gioghi degli Appennini, ei sentiva che più ascendeva in alto, più si sgombravano i pensièri della miseria e della realtà. Il vento che gli fischiava negli orecchi, stordendolo, parea che lo incuorasse a salire; gli occhi stanchi si riposavano con piacere sul verde soave delle messi nascenti; le membra infralite e rotte dalla veglia e dall’inedia si ristoravano nell’aere leggiero e freschissimo, e nel profumo temperato delle erbe e dei fiori selvatici. Mai non era salito tant’alto; giunto sul vertice del monte, si volse intorno, e guardò; un cielo immenso gli luceva sul capo, un immenso paese gli rideva dinanzi. A quello spettacolo ei si sentì come innanzi ad una persona venerata, come innanzi ad un essere temuto. Per la prima volta ei si spaurì innanzi alla natura; per la prima volta la vide sterminata, la senti arcana. Nelle sue corse fanciullesche egli avea scherzato col vento della vallata, con gli uccelletti del piano; avea superato tutto, e si era creduto superiore a tutto: ora il vento gli urlava intorno, quasi sdegnato gli gridasse: — Questo è il regno dei venti; verme, torna alle farfalle della tua siepe. — La luce lo cingeva e lo abbagliava; i raggi gli bruciavano la pupilla, e parea che gli gridassero: — Questo è il regno del sole; ragazzo, torna alle lucciole della tua vallata».<ref>Memorie cit., pp. 283-4.</ref> |
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<poem>ascensione sul Vulture, descrivendo quella fatta da |
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Angelo, personaggio nel quale evidentemente ritrasse |
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se medesimo! Sentite che bellezza : « Un giorno che |
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ei s'inerpicava sopra uno dei più alti gioghi degli Ap- |
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pennini, ei sentiva che più ascendeva in alto, più si |
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sgombravano i pensièri della miseria e della realtà. |
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Il vento che gli fischiava negli orecchi, stordendolo, |
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parea che lo incuorasse a salire; gli occhi stanchi si |
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riposavano con piacere sul verde soave delle messi |
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nascenti; le membra infralite e rotte dalla veglia e |
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dall'inedia si ristoravano nell'aere leggiero e freschis- |
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simo, e nel profumo temperato delle erbe e dei fiori |
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selvatici. Mai non era salito tant'alto; giunto sul ver- |
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immenso gli luceva sul capo, un immenso paese gli |
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rideva dinanzi. A quello spettacolo ei si senti come |
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innanzi ad una persona venerata, come innanzi ad |
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un essere temuto. Per la prima volta ei si spaurì in- |
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minata, la senti arcana. Nelle sue corse fanciullesche |
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egli avea scherzato col vento della vallata, con gli |
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uccelletti del piano; avea superato tutto, e si era |
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creduto superiore a tutto : ora il vento gli urlava in- |
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torno, quasi sdegnato gli gridasse: — Questo è il |
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regno dei venti ; verme, torna alle farfalle della tua |
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siepe. — La luce lo cingeva e lo abbagliava ; i raggi |
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gli bruciavano la pupilla, e parea che gli gridassero: |
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— Questo è il regno del sole ; ragazzo, torna alle luc- |
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ciole della tua vallata ». *) |
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*) Memorie cit., pp. 283-4.</poem> |