Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/349: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|220}}-->sono contemperati colle virtú e con altre qualità che la natura avea poste in noi.
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|219}}--><section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|220}} a fermarsi prima del tempo, non può, come nell’altro caso, disubbidire allo scrittore, il quale per forza gli taglia le ali. In somma se l’eloquenza è composta di movimenti ed affetti della specie descritta, e di freddezze e trivialità mortali nel resto, allora Bossuet sarà veramente eloquente in mezzo agli eleganti del suo secolo, come dice Voltaire (21 agosto 1820).
Si dice con ragione che al mondo si rappresenta una Commedia dove tutti gli uomini fanno la loro parte. Ma non era cosí dell’uomo in natura, perché le sue operazioni non avevano in vista gli spettatori e i circostanti, ma erano reali e vere.




{{ZbPensiero|220/1}}La compassione spesso è fonte di amore, ma quando cade sopra oggetti amabili o per se stessi, o in modo che aggiunta la compassione lo possano divenire. E questa è la compassione che interessa e dura e si riaffaccia piú volte all’anima. Maggiori calamità in un oggetto anche innocentissimo ma non amabile, come in persona vecchia e brutta, non destano che una compassione passeggera, la quale<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|221}} finisce ordinariamente colla presenza dell’oggetto, o dell’immagine che ce ne fanno i racconti ec (E l’anima non se ne compiace, e non la richiama.) I quali ancora bisogna che sieno ben vivi ed efficaci per commuoverci momentaneamente, laddove poche parole bastano per farci compatire una giovane e bella, ancorché non conosciuta, al semplice racconto della sua disgrazia. Perciò Socrate sarà sempre piú ammirato che compianto, ed è un pessimo soggetto per tragedia. E peccherebbe grandemente quel romanziere che fingesse dei brutti sventurati. Cosí il poeta ec. Il quale ancora in qualsivoglia caso o genere di poesia, si deve ben guardare dal dar sospetto ch’egli sia brutto, perché nel leggere una bella poesia noi subito ci figuriamo un bel poeta. E quel contrasto ci sarebbe disgustosissimo. Molto piú s’egli parla di se, delle sue sventure, de’ suoi amori sfortunati, come il Petrarca ec.
{{ZbPensiero|220/1}}Della natura abbiamo tutto perduto fuorché i vizi. Veramente molti di questi non sono naturali, molti sono peggiorati e accresciuti, ma molti saranno ancora primitivi, e in ogni modo non c’é vizio primitivo che non ci rimanga. E tanto piú malvagi quanto non sono contemperati colle virtú e con altre qualità che la natura avea poste in noi.


{{ZbPensiero|220/1}}La compassione spesso è fonte di amore, ma quando cade sopra oggetti amabili o per se stessi, o in modo che aggiunta la compassione lo possano divenire. E questa è la compassione che interessa e dura e si riaffaccia piú volte all’anima. Maggiori calamità in un oggetto anche innocentissimo ma non amabile, come in persona vecchia e brutta, non destano che una compassione passeggera, la quale<section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|221}} finisce ordinariamente colla presenza dell’oggetto, o dell’immagine che ce ne fanno i racconti ec (E l’anima non se ne compiace, e non la richiama.) I quali ancora bisogna che sieno ben vivi ed efficaci per commuoverci momentaneamente, laddove poche parole bastano per farci compatire una giovane e bella, ancorché non conosciuta, al semplice racconto della sua disgrazia. Perciò Socrate sarà sempre piú ammirato che compianto, ed è un pessimo soggetto per tragedia. E peccherebbe grandemente quel romanziere che fingesse dei brutti sventurati. Cosí il poeta ec. Il quale ancora in qualsivoglia caso o genere di poesia, si deve ben guardare dal dar sospetto ch’egli sia brutto, perché nel leggere una bella poesia noi subito ci figuriamo un bel poeta. E quel contrasto ci sarebbe disgustosissimo. Molto piú s’egli parla di se, delle sue sventure, de’ suoi amori sfortunati, come il Petrarca ec.




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{{ZbPensiero|221/1}}Quella tal compassione che ho detto per oggetti non amabili, si rassomiglia molto e partecipa del ribrezzo, come se noi vediamo tormentare una bestia ec. E perciò a destarla ci vogliono grandi calamità, altrimenti la compassione per li piccoli mali di quei tali oggetti, appena, o forse neppur si desta negli stessi animi ben fatti (21 agosto 1820)..<section end=3 />
{{ZbPensiero|221/1}}Quella tal compassione che ho detto per oggetti non amabili, si rassomiglia molto e partecipa del ribrezzo, come se noi vediamo tormentare una bestia ec. E perciò a destarla ci vogliono grandi calamità, {{pt|al-|altrimenti}}<section end=2 />
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