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(220-221) pensieri 321

sono contemperati colle virtú e con altre qualità che la natura avea poste in noi.


*   La compassione spesso è fonte di amore, ma quando cade sopra oggetti amabili o per se stessi o in modo che, aggiunta la compassione lo possano divenire. E questa è la compassione che interessa e dura e si riaffaccia piú volte all’anima. Maggiori calamità in un oggetto anche innocentissimo ma non amabile, come in persona vecchia e brutta, non destano che una compassione passeggera, la quale (221) finisce ordinariamente colla presenza dell’oggetto o dell’immagine che ce ne fanno i racconti ec. (e l’anima non se ne compiace e non la richiama). I quali ancora bisogna che sieno ben vivi ed efficaci per commuoverci momentaneamente, laddove poche parole bastano per farci compatire una giovane e bella, ancorché non conosciuta, al semplice racconto della sua disgrazia. Perciò Socrate sarà sempre piú ammirato che compianto, ed è un pessimo soggetto per tragedia. E peccherebbe grandemente quel romanziere che fingesse dei brutti sventurati. Cosí il poeta ec. Il quale ancora in qualsivoglia caso o genere di poesia si deve ben guardare dal dar sospetto ch’egli sia brutto, perché nel leggere una bella poesia noi subito ci figuriamo un bel poeta. E quel contrasto ci sarebbe disgustosissimo. Molto piú s’egli parla di se, delle sue sventure, de’ suoi amori sfortunati, come il Petrarca ec.


*   La vispezza e tutti i movimenti e la struttura di quasi tutti gli uccelli sono cose graziose (21 agosto 1820). E però gli uccelli ordinariamente sono amabili.


*   Quella tal compassione che ho detto per oggetti non amabili, si rassomiglia molto e partecipa del ribrezzo, come se noi vediamo tormentare una bestia ec. E perciò a destarla ci vogliono grandi calamità, al-