Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/30: differenze tra le versioni

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E da ciò io predissi la ruina della provinzia, ché dovea

venir gente forastiera a conculcarla: come veramente venne
E da ciò io predissi la ruina della provinzia, ché dovea venir gente forastiera a conculcarla: come veramente venne Carlo Spinello con piú compagnie di spagnoli e la disertò d’ogni bene, e compose in denari piú di quaranta persone, e la consumò; e me co’ i miei prese come ribellante per il papa. E questa strada sendo da noi con industria schifata, disse per il turco: con occasione che un carcerato andò sopra le galere per un riscatto, e dimandò curiosamente s’era vero quel ch’io predicea, che li turchi a questo tempo avean d’esser divisi e la metá farsi cristiani, secondo scrive Arquato astrologo e santa Caterina da Siena; e perch’era bandito, si fece fare un salvacondutto per il mare. Ed io avvisai questo per uscir dal peggior laberinto del papa e di tanti vescovi e cardinali che nominâro nel principio li revelanti. Talché il fiscale per vendicarsi di suoi nemici, che fin al viceré ci pose, ch’era mio amico per lettera di curiositá, e delli ecclesiastici contra li quali esso scommunicato tenea la fazione in Nicastro e Melito e Catanzaro, fece quelli orrendi e falsi processi.
Carlo Spinello con piú compagnie di spagnoli e la disertò

d’ogni bene, e compose in denari piú di quaranta persone, e
Or io trovandomi in guai senza aiuto umano, ricorsi a Dio, appellai alla santitá di Paolo quinto e dimandai ch’almeno mi lasciasse defendere secondo il ''canon pastoralis De sententia et re indicata in Clementinis'': che non devo in man della parte esser tenuto sotto le fosse senza difesa: e che li avversaria accorti che il re potrebbe saper il gran male ch’han fatto, s’io mi defendessi o potessi scrivere, mi tengono sepolto. Ricorsi al viceré; e non mi vuol udire, perché il capitano chi me tiene, è amico di nemici e sempre riferisce male di me: e li possenti nemici, premiati di danari e dignitati «''ex mercede iniquitatis''», tengon l’orecchie del viceré assediate ch’io non possa arrivarci con la voce, e combatton contra me con ferri, maniglie, tormenti, fossi, sbirri e fame. Armi che io non ho contra loro; e mi offero d’ogni cento ragioni dar a loro cinquanta e la mano, purché mi lasciti combattere per via di ragione, della quale son tanto scarsi che non si fidano darmi al mio tribunale, dove io son notato d’eretico e di diavolo, ed elli come figliuoli primogeniti son del papa e della chiesa.
la consumò; e me co’ i miei prese come ribellante per il
papa. E questa strada sendo da noi con industria schifata,
disse per il turco: con occasione che un carcerato andò sopra
le galere per un riscatto, e dimandò curiosamente s’era vero
quel ch’io predicea, che li turchi a questo tempo avean
d’esser divisi e la metá farsi cristiani, secondo scrive Arquato
astrologo e santa Caterina da Siena; e perch’era bandito, si fece
fare un salvacondutto per il mare. Ed io avvisai questo per
uscir dal peggior laberinto del papa e di tanti vescovi e cardinali che nomináro nel principio li revelanti. Talché il fiscale
per vendicarsi di suoi nemici, che fin al viceré ci pose, ch’era
mio amico per lettera di curiositá, e delli ecclesiastici contra
li quali esso scommunicato tenea la fazione in Nicastro e Melito
e Catanzaro, fece quelli orrendi e falsi processi.
Or io trovandomi in guai senza aiuto umano, ricorsi a Dio,
appellai alla santitá di Paolo quinto e dimandai ch’almeno mi
lasciasse defendere secondo il canon pastoralis De sententia et re
indicata in Clemen finis : che non devo in man della parte esser
tenuto sotto le fosse senza difesa: e che li avversaria accorti che
il re potrebbe saper il gran male ch’ han fatto, s’io mi defendessi
o potessi scrivere, mi tengono sepolto. Ricorsi al viceré; e non
mi vuol udire, perché il capitano chi me tiene, è amico di
nemici e sempre riferisce male di me: e li possenti nemici,
premiati di danari e dignitati «ex mercede iniquitatis», tengon
l’orecchie del viceré assediate ch’io non possa arrivarci con
la voce, e combatton contra me con ferri, maniglie, tormenti,
fossi, sbirri e fame. Armi che io non ho contra loro; e mi
offero d’ogni cento ragioni dar a loro cinquanta e la mano,
purché mi lasciti combattere per via di ragione, della quale son
tanto scarsi che non si fidano darmi al mio tribunale, dove
io son notato d’eretico e di diavolo, ed elli come figliuoli primogeniti son del papa e della chiesa.