Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/307: differenze tra le versioni

 
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che ardiron di dire, sé averlo veduto morto ed essere stati alla sepoltura; la qual cosa saputa dalla donna e da’ parenti di lui fu di grandissima ed inestimabile doglia cagione non solamente a loro, ma a ciascuno che conosciuto l’avea. Lungo sarebbe a mostrare qual fosse e quanto il dolore e la tristizia ed il pianto della sua donna; la quale dopo alquanti mesi che con tribulazion continua doluta s’era, ed a men dolersi avea cominciato, essendo ella da’ maggiori uomini di Lombardia domandata, da’ fratelli e dagli altri suoi parenti fu cominciata a sollecitar di maritarsi, il che ella molte volte e con grandissimo pianto avendo negato, costretta alla fine le convenne far quello che vollero i suoi parenti, con questa condizione, che ella dovesse stare senza a marito andarne tanto quanto ella aveva promesso a messer Torello. Mentre in Pavia eran le cose della donna in questi termini, e giá forse otto dì al termine del doverne ella andare a marito eran vicini, avvenne che messer Torello in Alessandria vide un di uno il quale veduto avea con gli ambasciador genovesi montar sopra la galea che a Genova ne venia; per che, fattolsi chiamare, il domandò che viaggio avuto avessero e quando a Genova fosser giunti. Al quale costui disse: — Signor mio, malvagio viaggio fece la galea, si come in Creti sentii, lá dove io rimasi; per ciò che, essendo ella vicina di Cicilia, si levò una tramontana pericolosa che nelle secche di Barberia la percosse, né ne scampò testa: ed intra gli altri, due miei fratelli vi perirono. — Messer Torello, dando alle parole di costui fede, che eran verissime, e ricordandosi che il termine ivi a pochi di finiva da lui domandato alla sua donna, ed avvisando niuna cosa di suo stato doversi sapere a Pavia, ebbe per costante, la donna dovere essere rimaritata; di che egli in tanto dolor cadde, che, perdutone il mangiare ed a giacer postosi, diliberò di morire. La qual cosa come il Saladin senti, che sommamente l’amava, venne da lui: e dopo molti prieghi e grandi fattigli, saputa la cagion del suo dolore e della sua infermitá, il biasimò molto che avanti non gliele aveva detto, ed appresso il pregò che si confortasse, affermandogli che, dove questo facesse, egli adopererebbe sì, che egli sarebbe
che ardiron di dire, sé averlo veduto morto ed essere stati alla sepoltura; la qual cosa saputa dalla donna e da’ parenti di lui fu di grandissima ed inestimabile doglia cagione non solamente a loro, ma a ciascuno che conosciuto l’avea. Lungo sarebbe a mostrare qual fosse e quanto il dolore e la tristizia ed il pianto della sua donna; la quale dopo alquanti mesi che con tribulazion continua doluta s’era, ed a men dolersi avea cominciato, essendo ella da’ maggiori uomini di Lombardia domandata, da’ fratelli e dagli altri suoi parenti fu cominciata a sollecitar di maritarsi, il che ella molte volte e con grandissimo pianto avendo negato, costretta alla fine le convenne far quello che vollero i suoi parenti, con questa condizione, che ella dovesse stare senza a marito andarne tanto quanto ella aveva promesso a messer Torello. Mentre in Pavia eran le cose della donna in questi termini, e giá forse otto dì al termine del doverne ella andare a marito eran vicini, avvenne che messer Torello in Alessandria vide un di uno il quale veduto avea con gli ambasciador genovesi montar sopra la galea che a Genova ne venia; per che, fattolsi chiamare, il domandò che viaggio avuto avessero e quando a Genova fosser giunti. Al quale costui disse: — Signor mio, malvagio viaggio fece la galea, si come in Creti sentii, lá dove io rimasi; per ciò che, essendo ella vicina di Cicilia, si levò una tramontana pericolosa che nelle secche di Barberia la percosse, né ne scampò testa: ed intra gli altri, due miei fratelli vi perirono. — Messer Torello, dando alle parole di costui fede, che eran verissime, e ricordandosi che il termine ivi a pochi finiva da lui domandato alla sua donna, ed avvisando niuna cosa di suo stato doversi sapere a Pavia, ebbe per costante, la donna dovere essere rimaritata; di che egli in tanto dolor cadde, che, perdutone il mangiare ed a giacer postosi, diliberò di morire. La qual cosa come il Saladin senti, che sommamente l’amava, venne da lui: e dopo molti prieghi e grandi fattigli, saputa la cagion del suo dolore e della sua infermitá, il biasimò molto che avanti non gliele aveva detto, ed appresso il pregò che si confortasse, affermandogli che, dove questo facesse, egli adopererebbe sì, che egli sarebbe