Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/17: differenze tra le versioni

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donde sei tu venuto? in che stanza ti sei tu fermato? chi ti guida? dove andrai? quale è la tua stanza? perché ci sei tu nato? — Le furon queste parole di tanta forza che io stetti molte ore come una statua di pietra, quasi che io non dovessi mai piú muovermi.
RAGIONAMENTO PRIMO II
donde sei tu venuto? in che stanza ti sei tu fermato? chi ti
guida? dove andrai? quale è la tua stanza? perché ci sei tu
nato ? — Le furon queste parole di tanta forza che io stetti molte
ore come una statua di pietra, quasi che io non dovessi mai
piú muovermi.


{{Sc|Migliore}}. Udite: se gli uomini si mettessin coteste parole inanzi e le volessero considerare, pensate che molti farebbono il simile; ma ciascuno pensa a viver secondo il tempo e lascia andare l’acqua alla china, vadi pure in giú a sua posta. Ma credete voi che le cose andassero cosí mal come le vanno, se ciascuno si specchiasse ne’ fatti che egli debbe fare? Io mi ricordo aver letto ne’ ''Fior di virtú'', che Drusio Germanico aveva per usanza di venire a visitare i sepulcri di tutti i valenti uomini famosi che stavano sapulti in Italia; e questo lo faceva ogni volta che egli s’aveva a porre in viaggio per guerreggiare. Una volta gli fu dimandato perché faceva quello: lui rispose che nel visitare le sepolture di Scipione e de’ suoi pari morti famosi, dinanzi ai quali la terra tremava quando eran vivi, che egli pigliava forza e animo, rimirando la lor fortuna; e che non si può acquistar piú forza nel ferire i nimici che ricordarsi l’uomo che egli ha da lasciar fama di sé per i secoli che hanno da venire.
{{Sc|Migliore}}. Udite: se gli uomini si mettessin coteste parole
inanzi e le volessero considerare, pensate che molti farebbono
il simile; ma ciascuno pensa a viver secondo il tempo e lascia
andare l’acqua alla china, vadi pure in giú a sua posta. Ma
credete voi che le cose andassero cosí mal come le vanno, se
ciascuno si specchiasse ne’ fatti che egli debbe fare? Io mi ricordo aver letto ne’ Fior di virtú, che Drusio Germanico aveva
per usanza di venire a visitare i sepulcri di tutti i valenti uomini famosi che stavano sapulti in Italia; e questo lo faceva
ogni volta che egli s’aveva a porre in viaggio per guerreggiare.
Una volta gli fu dimandato perché faceva quello: lui rispose
che nel visitare le sepolture di Scipione e de’ suoi pari morti
famosi, dinanzi ai quali la terra tremava quando eran vivi, che
egli pigliava forza e animo, rimirando la lor fortuna; e che
non si può acquistar piú forza nel ferire i nimici che ricordarsi
l’uomo che egli ha da lasciar fama di sé per i secoli che hanno
da venire.


{{Sc|Salvestro}}. Che di’ tu di Fior di virtú ? Cotesta cosa la
{{Sc|Salvestro}}. Che di’ tu di ''Fior di virtú''? Cotesta cosa la scrive un greco scrittore ben grande: io non credetti che tu pescassi sí a fondo.
scrive un greco scrittore ben grande: io non credetti che tu
pescassi si a fondo.


{{Sc|Migliore}}. Da poi che noi altri plebei possiamo legger nella lingua materna, non accade che voi altri dotti vi maravigliate, e diciate: «egli non è stato a studio»; perché, se voi sapete le cose in greco e in latino, noi le sappiamo in vulgare. Ora non direte voi d’esser piú come i polli di mercato, s’io vi dicesse di quel cavalieri che venne d’Egitto (se ’l {{Wl|Q1236422|piovano Arlotto}} non m’inganna, che ne fa memoria nelle sue ''Facezie'' ) a Roma, per veder s’egli era la veritá delle gran cose che si dicevano di sí fatta cittá. Vedutala, gli fu detto: — Che ve ne pare? — Due cose — disse egli — vorrei in questo mondo: portar la gloria del vostro nome e nel partir lasciar la memoria de’
{{Sc|Migliore}}. Da poi che noi altri plebei possiamo legger
nella lingua materna, non accade che voi altri dotti vi maravigliate, e diciate: «egli non è stato a studio»; perché, se voi
sapete le cose in greco e in latino, noi le sappiamo in vulgare.
Ora non direte voi d’esser piú come i polli di mercato, s’io
vi dicesse di quel cavalieri che venne d’Egitto (se ’l piovano
Arlotto non m’inganna, che ne fa memoria nelle sue Facezie )
a Roma, per veder s’egli era la veritá delle gran cose che si
dicevano di si fatta cittá. Vedutala, gli fu detto: — Che ve ne
pare? — Due cose — disse egli — vorrei in questo mondo: portar
la gloria del vostro nome e nel partir lasciar la memoria de’