Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1915 – BEIC 1777758.djvu/27: differenze tra le versioni
test caricamento |
|||
Stato della pagina | Stato della pagina | ||
- | + | Pagine SAL 75% | |
Intestazione (non inclusa): | Intestazione (non inclusa): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
{{RigaIntestazione||{{Sc|scelta di poesie filosofiche}}|21}} |
|||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
ed insidiarle, e rovinare quelle e sé e la Repubblica. All’incontro, l’amor universale vero, divino, stima piú il mondo che la sua nazione e piú la patria che se stesso: tutti tiene per fratelli, gode del ben d’altri, vi cessa la penosa invidia e gelosia; e così viene a goder d’ogni bene, come del proprio, a far bene a tutti, ed esser poi signor di tutti per amore ed innocenza, non per forza. E porta l’esempio di san Francesco, che chiamava i pesci e gli uccelli «fratelli suoi», e gli liberava quando erano presi; onde arrivò a tanta innocenza, che l’ubbidivano gli animali. Cosi a san Biago ed altri santi; e così sarebbe stato nel secolo d’oro, se Adamo non peccava. |
|||
ed insidiarle, e rovinare quelle e sé e la Repubblica. All’incon- |
|||
⚫ | |||
tro, l’amor universale vero, divino, stima piú il mondo che la sua |
|||
⚫ | |||
nazione e piú la patria che se stesso: tutti tiene per fratelli, gode |
|||
del ben d’altri, vi cessa la penosa invidia e gelosia; e cosi viene |
|||
a goder d’ogni bene, come del proprio, a far bene a tutti, ed |
|||
esser poi signor di tutti per amore ed innocenza, non per forza. |
|||
E porta l’esempio di san Francesco, che chiamava i pesci e gli uc- |
|||
celli «fratelli suoi», e gli liberava quando erano presi; onde arrivò |
|||
a tanta innocenza, che l’ubbidivano gli animali. Cosi a san Biago |
|||
ed altri santi; e cosi sarebbe stato nel secolo d’oro, se Adamo |
|||
non peccava. |
|||
⚫ | |||
⚫ | |||
{{ms|7}}<poem> |
{{ms|7}}<poem> |
||
Se Dio ci dá la vita, e la conserva, |
Se Dio ci dá la vita, e la conserva, |
||
Riga 20: | Riga 10: | ||
Che l’ignoranza misera e proterva, |
Che l’ignoranza misera e proterva, |
||
ch«f s’usurpa il divin, per virtú vende: |
ch«f s’usurpa il divin, per virtú vende: |
||
ed a cosa ignorata amor non tende |
ed a cosa ignorata amor non tende; |
||
ma bassa l’ale e fa l’anima serva. |
ma bassa l’ale e fa l’anima serva. |
||
Qui se n’inganna poi e toglie sostanza |
Qui se n’inganna poi e toglie sostanza |
||
Riga 28: | Riga 18: | ||
di lui abbracciamo, e non l’alta speranza |
di lui abbracciamo, e non l’alta speranza |
||
de’ frutti e ’l senso degli eterni oggetti. |
de’ frutti e ’l senso degli eterni oggetti. |
||
</poem> |
|||
In questo sonetto dichiara che l’ignoranza, predicata per bontá |
|||
{{Smaller block|class=c97}} |
|||
da’ falsi religiosi, è causa di non conoscer Dio né amarlo (quia |
|||
In questo sonetto dichiara che l’ignoranza, predicata per bontá da’ falsi religiosi, è causa di non conoscer Dio né amarlo (quia «ignoti nulla cupido») piú che gli beni umani e vili. Dove amor bassa l’ale e fa l’anima schiava di cose frali, e pure in questi oggetti frali ci inganna, ché ci toglie la sostanza e ’l seme per |
|||
«ignoti nulla cupido») piú che gli beni umani e vili. Dove amor |
|||
bassa l’ale e fa l’anima schiava di cose frali, e pure in questi |
|||
oggetti frali ci inganna, ché ci toglie la sostanza e ’l seme per |