Varenna e Monte di Varenna/Secolo XVII/Personaggi notevoli: differenze tra le versioni

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Personaggi notevoli

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Secolo XVII - Curiosità Secolo XVII - Espatriati
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PERSONAGGI NOTABILI

Giovanni Battista Fumeo di Regoledo, pittore. Ha dipinto l’ancona nell’oratorio del Portone presso Parlasco, rappresentante la Beata Vergine, ed ha eseguito le quattro pitture ad olio nella chiesa di Gitana, raffiguranti l’Annunciazione, l’incontro di Anna, la Risurrezione e lo Sposalizio sul quale è scritto: Opus. Io. Bap. Fumei MDCXXVI.

Attesa la rinunzia dell’incaricato d’affari presso la corte di Madrid Francesco Bescapè, fu nominato a tale impiego, dal tribunale di provvisione, con lettera 29 febbraio 1624, Giovanni Paolo Mazza di Varenna. La sua agenzia durò fino al 1639. Dopo il Mazza rimase in Ispagna perchè la città, sotto li 10 febbraio 1640, gli concesse un anno di salario col titolo perpetuo dì agente, in rimunerazione dei buoni servigi resi alla medesima. A proposito della Famiglia Mazza che si era recata in Ispagna, possediamo uno strumento notarile del Dott. Cesare Locatelli in data 5 novembre 1663, che non è completo però secondo una memoria storica sulla famiglia Mazza che si conserva nell’archivio di Stato e di cui abbiamo fatto cenno a pag. 200, questo processo sarebbe stato formato dal podestà di Varenna e rimesso a Madrid a favore di Don Giuseppe Mazza per ottenere da sua maestà cattolica di essere insignito dell’abito della croce di S. Jago. [p. 220 modifica]

Ma da esso noi ricaviamo curiose notizie sulla vita di Varenna in quel secolo. Si tratta di deposizioni di testimoni, fra gli altri vi è il notaio Tenca Girolamo che depone: «In questo luogo, nè nella rivera, nè meno in niun luogo del stato di Milano io non ho mai inteso che vi sii stato nè mori, nè giudei, nè gente di mala razza et in conseguenza concludo che ii detto signor Giov. Paolo Mazza nè detto signor Giuseppe suo figlio ponno essere nati di questa sorte di gente, anzi concludo che il signor Massimiano Mazza padre di detto sig. Giovanni Paolo io l’ho conosciuto molto bene qui in questo luogo habitante, che si trattava honorevolmente con detta signora Caterina sua moglie et suoi figli che erano in numero di otto o nove, i quali sostentava nobilmente de vestiti, di servitù et si trattava in casa con l’istessa maniera et quando voleva talivolta venire in questo borgo il signor Duca di Monte Marciano feudatario, di questa Riviera et padre di Don Valeriano Sfondrati, fra le case che honorava di dette sue visite, vi era quella del suddetto Massimiano ove veniva talvolta a rinfrescarsi et si trattava come gentiluomo coi suoi argenti per tavola con la sua arma sopra li piatti, et buone tapezzarie per le sue stanze et era riputato col numero dei primati della terra. Aveva il suo assicubo (forse il suo banco) nella chiesa parrocchiale fra quelli di nobili, riverito e rispettato come tale. Anzi vi è memoria del suo ritratto in una delle due ante che servono l’ancona della Beata Vergine del SS. Rosario posta nella chiesa parrocchiale di S. Giorgio unitamente con il ritratto della moglie et suoi figli con il Rosario in mano, insieme pure con il ritratto di altri nobili....


Il teste prosegue poi enumerando tutti i membri della famiglia Mazza da lui conosciuti tra i quali monsignor Geronimo Mazza ordinario canonico della chiesa metropolitana di Milano. Secondo il teste la famiglia Mazza diede anche un preposto alla Regia Collegiata di Santa Maria della Scala in Milano (l’attuale chiesa di S. Fedele).

Aggiunge poi di aver sentito dire che il signor Nicolò Mazza facesse l’erezione di quattro cappelle in Varenna.

L’esame dei testimoni di questa causa che per noi è rimasta oscura, continua poi con particolari di nessun interesse. Appare però evidente che doveva trattarsi di calunnie sparse in questo ramo della famiglia recatosi in Ispagna1.

Fra i personaggi notevoli della famiglia Mazza bisogna ancora ricordare Nicolò del qm Antonio Mazza, dottore in filosofia e medicina, nato a Varenna e morto a Lucca nel 1629 lasciando un legato a Varenna.

Della famiglia Forni ricordiamo il fisico Dmo Io: Maria Forni figlio del qm Giorgio, che nel 1661 abitava a Milano, Porta Nuova, Parrocchia di S. Bartolomeo. Della famiglia Faggi del Monte di Varenna, [p. 221 modifica]ricorderemo D. Presbitero Faustino de Faggi figlio del qm Eustacchio, che nel 1600 è preposto di Perledo; fu uomo di lettere e tradusse in lingua italiana un poema spagnuolo di Giuseppe Valdivielso intitolato San Giuseppe, e lo arricchì di commenti. In questo libro sono inseriti alcuni sonetti dell’abbadessa Cristina Faggi sua sorella e anche essa donna di lettere. Un altro fratello Giov. Battista Faggi scrisse componimenti drammatici, fra i quali La Costanza di Sinforosa (Milano 1602), e la Ghirlanda, ovvero ammaestramento per le giovani (Milano 1606).

Maggiormente si distinse il quarto fratello Sebastiano, Oblato e professore di belle lettere nel seminario Arcivescovile di Milano, precettore del figlio dell’imperatore Ferdinando. Pubblicò nel 1610 il libro Flores ecclesiasticae elocutioni christianaque doctrinae.

Il Faustino Faggi preposto di Perledo compose gli epigrammi che adornavano la villa Capoana a Varenna.

Paolo Emilio Parlaschino nella sua descrizione della Valsassina pubblicata dall’Arrigoni, fra le persone celebri della valle, ricorda con gli altri fratelli soprannominati anche il quinto fratello Simone Faggi, uomo di lettere.

Della famiglia Mornico citiamo Giovanni Battista figlio di Alfonso, che fu alfiere nella compagnia del maresciallo di campo conte Antonio Borromeo, e sì trovò al soccorso di Torino, alla difesa d’Ivrea di Cremona e di Pavia, alla presa di Torino e Casale. Lelio Mornico figlio di Paolo fu giureconsulto ed uno dei membri più distinti della famiglia per le importanti cariche che coprì. Nel ritratto che si conserva di lui presso la famiglia vi è la seguente iscrizione: J. C. Lelius Mornicus Nobilis Mediolanensis ex diplomatis Bononiensis natus XXIV marci 1585, obiit XX Dicembris 1659.

Da annotazioni lasciate dallo stesso si rileva che spese lire imperiali 28000 in migliorie e nuove costruzioni alla villa Monastero di Varenna, avendo fatto un giardino ove prima era lago. Nel 1617 fu sindaco di Treviglio e di Vailate, nel 1619 di Casalmaggiore, Domodossola e sua valle. Nel 1620 da don Gomez Suarez de Figuera y Cordova maestro di Campo e Governatore di Milano fu nominato auditore di guerra, e nel 1621 podestà di Chiavenna e sua giurisdizione. Nel 1630 servì in qualità di segretario d’Italia a Mininghen il Duca Alberto di Mechelburg Fridland. Nel 1636 tenente sostituto nelle terre di Valsassina contado e giurisdizione di Lecco. Nel 1640 auditore nel terzo d’infanteria italiano del conte Serbelloni, e nel 1641 tenente in Monferrato nelle cose di giustizia civile e criminale per procedere in materia di soldati, per alloggiare genti di guerra, mutar compagni segnalare transiti e ordinare le contribuzioni. Dal 1648 el 1651 podestà di Lecco, nel 1651 sindaco delle Tre Pievi e nel 1652 Luogotenente Commissario di Gravedona.

Della famiglia Serponti si ricorda Bernardo procuratore a Introbbio e attuario della Valsassina; Giorgio Serponti figlio di Giov. Pietro e di [p. 222 modifica]Redegonda Schena Spadeschi di Bellano, medico di buona fama e protofisico dell’esercito cesareo in Italia. Morì nel 1663. Lasciò vari pregevoli scritti di medicine tra cui Le consultazioni sull’uso della china. Dell’uso del salasso nelle febbri terziarie e quanto possa usarsi nel vaiuolo.

Fratello di Giorgio fu Tommaso Serponti capitano di cavalleria al servizio di Filippo IV e Carlo II di Spagna.

Va ricordato anche Ercole Serponti che entrò nell’ordine di San Francesco da Paola prendendo il nome di Bernardo ed ebbe la carica di supremo correttore dell’ufficio dei defunti.

Ha scritto: Il Taumaturgo dell’occidente ossia la vita di San Franc. di Paola. Milano 1668. Vita e miracoli di San Francesco di Sales Milano 1668, mentre l’autore trovavasi nel convento di S. Maria della Fontana in Milano. L’ombra di Cristo. Panegirico di San Pietro d’Alcantara e Santa Maria dei Pazzi. Milano 1690. Panegirici vari. Morì nel 1613 (Vedi Argellati. Biblioteca Scriptorum Mediolanensi. Tomo II pag. 1345).

Nel ruolo «delli Segretari della Cancelleria Segreta per l’esenzione dalle tasse delle loro case per l’anno 1654 si trova Don Giovanni Antonio Serponti» pel quale vi è la seguente annotazione: «Casa propria con casini annessi in Porta Orientale, parrocchia di S. Babila di dentro».

Galeazzo Tenca della nota famiglia nobile varennate, fu pure buon medico uscito dallo studio di Bologna. Esercitò la sua arte per quasi 50 anni prima a Menaggio poi a Canturio e a Milano, dove morì in tarda età nel 1692, lasciando manoscritto un pregevole compendium universae medicinae in quo continentus institutiones, observationes et curationes medicae2.

Con suo testamento, in data 16 novembre 1692 egli lasciò eredi universali il Dott. Giov. Battista Tenca suo cugino ed il fisico Pietro Colleoni figlio del q.m Alessandro e di Giulia Tenca sua sorella. In questo testamento è detto «sii lecito ai miei eredi per migliorare le condizioni del fidecommesso fare qualche permuta di qualsivoglia beni eccettuata però la casa da nobile sita in Varenna vicino al lago la quale voglio che in niun tempo si possa vendere nè cambiare perchè voglio che si riservi perpetuamente ai detti miei eredi».

Girolamo Tenca era sindaco della Valsassina nel 1605, egli fu anche notaio e causidico collegiale di Milano dove abitava in San Vittore ai 40 Martiri.

Altro personaggio notevole della famiglia Tenca è il nobile Giovanni Battista Tenca capitano del Lario, morto il 12 ottobre 1664 d’anni 80. La famiglia Tenca ha un sepolcro di famiglia nella parrocchia di San [p. 223 modifica]Giorgio di Varenna avanti all’altare di San Rocco, sepolcro fatto erigere sul 1533 da Giovanni Antonio Tenca, abavo del giureconsulto Giovanni Battista che lo ristaurò nel 1712.

Nel 1748 Antonio Tenca figlio primogenito del primo erede di Galeazzo Tenca ottenne la dispensa al predetto fidecommesso, ed alienò alcuni beni dell’eredità per costituire la dote a cinque sue figlie delle quali quattro presero il velo e la quinta contrasse matrimonio col giureconsulto Carlo Paravicini. Ma avendo impiegato quasi tutto il ricavato della vendita per le spese delle monacazioni, non rimasero che 2117 lire che furono date in acconto per la costituzione delle dote della figlia maritata. In seguito poi, e precisamente in data 3 luglio 1767, Giovanni Battista Tenca unico figlio maschio lasciato dall’Antonio, dimostra in una sua supplica al senato, l’opportunitàFonte/commento: 526 di alienare la casa signorile di Varenna, nonostante l’espresso divieto del fidecommitente, per poter effettuare il pagamento delle restanti lire 5882 pel complemento della dote della sorella, e ne ottenne l’autorizzazione.

E così finiva il soggiorno della famiglia Tenca in Varenna3.

Citiamo della famiglia Bergami, il medico Cesare Bergami, di Regoledo, che fra i medici di Milano, fu assai accreditato e stimato. Compose varie opere. Di lui parla l’Argelati e Pietro Giussano nella vita di S. Carlo4.

Sulla pala di altare di San Lorenzo in Regoledo, venne dipinto il suo ritratto con le parole Cesar Bergaminos Phis.

Con suo testamento 7 novembre 1660, Gaspare Cella di Varenna morto poi in Firenze, istituì suoi eredi universali i suoi figli Giovanni Maria, Giov. Battista, Santo e Giovanni Pietro, e stabilì che i suoi beni dovessero sempre rimanere nella famiglia Cella, e soltanto nel caso che fossero estinti tutti i suoi legittimi discendenti maschi, ammise la successione delle femmine, alle quali impose l’obbligo di assumere il cognome Cella.

I quattro figli maschi eredi istituiti dal testatore, Giov. Battista e Giov. Pietro morirono senza figli, Giovanni Maria lasciò tre figli maschi cioè Carlo Francesco, Giuseppe e Gaspare ed una femmina di nome Anna, maritata con Federico Canobio.

Carlo Francesco, e Giuseppe morirono senza figli, e così Gaspare morto nel 1748 il quale con suo testamento 18 maggio 1748 pel notaio Giorgio Sacco di Milano lasciò tutti i suoi beni a Giovanni Battista Duca di Frisia, e a Nicola fratelli del Cella cugini del testatore. [p. 224 modifica]

Cella Alesandro figlio di Gaspare nato in Toscana andò ad abitare Milano e domandò la cittadinanza milanese. Suo padre Gaspare era nativo di Varenna dove nel 1693 vi possedeva ancora le case.

Il padre si era partito da Milano ed era andato a Firenze per esercitarvi la mercanzia. Nel 1623 Alessandro abitava a Milano contrada della Spiga contro a Borgo Spesso.

Gli eredi di Gaspare Cella morto nel 1748 fanno istanza in data 28 Agosto 1780 di poter alienareFonte/commento: 526 i loro beni in Varenna e con questo atto si perde la memoria dell’abitazione in Varenna della famiglia Cella5.

Della famiglia Fumeo ricordiamo Andrea notaio in Milano nel 1685.

Della famiglia Forni nominiamo il Dott. Fisico Giovanni Maria Forni, che costruisce in Varenna una casa, e compra dal comune una strada attigua detta la Contrada Forna, per incorporarla nel giardino.

Daremo qui anche qualche notizia della famiglia Sfondrati feudatario di Varenna togliendola da una memoria storica manoscritta posseduta dall’autore.

«La casa Sfondrati viene da Cippo Alemanno, e cominciò a metter piede in Italia Pietro Sfondrato che venne dalla Germania condottiero di 600 uomini d’armi dell’Imperatore Enrico IV, seguito poi da Corradino Sfondrato che scese in Italia l’anno 1311: Fu nominato capitano principale della città di Cremona la quale lo mandò ambasciatore all’incontro dell’imperatore Enrico VII.

L’anno 1412 comparve Bernardo Sfondrati con una compagnia di 100 uomini d’arme, questi si maritò ed ebbe due figli.

Nicolò Sfondrato fu ambasciatore del ducato di Milano presso la Repubblica di Venezia, a Napoli, e presso l’imperatore di Costantinopoli l’anno 1460.

Nell’anno 1550 abbiamo un Francesco Sfondrato Senatore di Torino e di Milano e dell’imperatore Carlo V e da questi nominato governatore di Siena. Francesco Sfondrati, ambasciatore presso l’imperatore Carlo V venne eletto cardinale e vescovo di Cremona e poi sommo pontefice col nome di Gregorio XIV. Paolo, che fu barone della Valsassina e primo Feudatario della Riviera. Dal suddetto Paolo ne venne Ercole duca di Monte Marciano generale di tre pontefici cioè lo zio Gregorio XIIII, Innocenzo IX e Clemente VIII. Questi negli ultimi anni di sua vita si ritirò a Bellagio dandosi alla vita spirituale ed al governo dei suoi sudditi. Ebbe un fratello per nome Francesco, marchese di Montaffia, capitano generale delle armi ecclesiastiche. Ebbe un altro fratello Paolo Emilio, splendido ed illustre cardinale del titolo di Santa Cecilia. Lasciò tutto il suo a [p. 225 modifica]chiese e poveri, ai fratelli non rimase che un quadro di Santa Cecilia. Ebbe un figlio per nome Valeriano commissario generale dello stato di Milano. Dal suddetto Valeriano ne è venuto Ercole, consigliere di S. Jago, del Consiglio segreto di Sua Maestà, Commissario gener. della cavalleria Confaloniere della Santa Chiesa, nobile veneziano, decurione della Città di Milano, Conte di tutta la riviera di Lecco, signore della montagna d’Introzzo, Barone di Asso e della Valsassina e signore di Bosisio. Questi in tenerà età fu fatto capitano d’infanteria, di poi capitano d’ordinanza e dopo diversi altri carichi militari commissario generale della cavalleria dello Stato di Milano. Dal Re Carlo II venne inviato in diverse occasioni quale ambasciatore dal Duca di Savoia, dall’Imperatore Leopoldo e dal Re di Polonia. Ha eretto del proprio la prepositurale di Bellagio. Questo è l’ultimo duca della Riviera che troviamo nel XVII secolo.

Note

  1. A. S. M. Famiglia Mazza, Atto notarile del dott. Cesare Locatelli.
  2. Carlo Annoni, nella sua opera Canturio e la sua pieve (1835), fa le più ampie lodi a questo insigne medico che esercitava la sua arte a Canturio nel 1630 e che si distinse nella cura degli appestati.
  3. A. S. M. Tribunali regi. Parte antica. Cancelleria segreta. Cart. n. 82. Gli eredi della famiglia Tenca quasi subito dopo la morte del testatore e precisamente in data 12 aprile 1668 fecero una supplica al senato per poter vendere alcuni fondi. A. S. M. Fidecommessi. Famiglie. B. 633 filza Tenca.
  4. Vedi Pietro Giussani, Vita di S. Carlo (lib. 9, pag. 5).
  5. A. S. M. Fidecomessi, D. 212.