Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/36: differenze tra le versioni
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ho rifatto il piú de' versi di questa scena senza mutarvi un pensiero; e ciascuno giudichi quale sia l’influenza dello stile. |
ho rifatto il piú de' versi di questa scena senza mutarvi un pensiero; e ciascuno giudichi quale sia l’influenza dello stile. |
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|''Augusto'' |
|width=4em|''Augusto'' |
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|Antonio, a te, qual vincitor non vengo.<br>Cieca la sorte, e a suo piacer fallace<br>dona talor, toglie talor gl imperi,<br>e invan si oppone a lei virtude. Indegno<br>sarei pur troppo de’ suoi doni, ov’io<br>teco altero ne andassi. Or via, fra noi<br>tacciano gli odj omai; né Antonio stimi<br>emulo omai della sua gloria Angusto. |
|Antonio, a te, qual vincitor non vengo.<br>Cieca la sorte, e a suo piacer fallace<br>dona talor, toglie talor gl imperi,<br>e invan si oppone a lei virtude. Indegno<br>sarei pur troppo de’ suoi doni, ov’io<br>teco altero ne andassi. Or via, fra noi<br>tacciano gli odj omai; né Antonio stimi<br>emulo omai della sua gloria Angusto. |
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