Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/36: differenze tra le versioni
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cattivi in un’ottava: e qui son pessimi per la loro trivialitá, e uniformità di armonia.</ref> |
cattivi in un’ottava: e qui son pessimi per la loro trivialitá, e uniformità di armonia.</ref> |
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{{ct|f=100%|l=30em|t=2|v=1|SCENA QUINTA<ref name="pag36">1790, Maggio. Per mio divertimento. — A voler provare cosa operi la locuzione, |
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ho rifatto il piú de' versi di questa scena senza mutarvi un pensiero; e ciascuno giudichi quale sia l’influenza dello stile. |
ho rifatto il piú de' versi di questa scena senza mutarvi un pensiero; e ciascuno giudichi quale sia l’influenza dello stile. |
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|''Antonio'' |
|''Antonio'' |
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|Da che fra noi si bipartiva il mondo,<br>e ch’io Roma lasciava, il ciel ne attesto,<br>altro che pace io non bramai. Ma. noto<br>troppo ben t’è. qual rimaneasi Roma<br>da che inondata di romano sangue<br>l’ebbero e Mario e Silla. Ah! da quel giorno<br>non fu piú Roma. Ogni virtú sua prima |
|Da che fra noi si bipartiva il mondo,<br>e ch’io Roma lasciava, il ciel ne attesto,<br>altro che pace io non bramai. Ma. noto<br>troppo ben t’è. qual rimaneasi Roma<br>da che inondata di romano sangue<br>l’ebbero e Mario e Silla. Ah! da quel giorno<br>non fu piú Roma. Ogni virtú sua prima |
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