Pagina:Polo - Il milione, Laterza, 1912.djvu/126: differenze tra le versioni

 
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Egli è vero che in questa cittá di Camblau (Cambaluc) èe<sup>nota</sup> la tavola del gran sire: èe ordinata in tal maniera, che l’uomo puote ben dire che il gran sire hae l’archimia perfettamente, e mostrerollovi incontanente. Or sappiate ch’egli fa fare una cotale moneta, com’io vi dirò. E’ fa prendere iscorza d’uno albore e’ ha nome «gelso»; e è l’albore le cui foglie mangiano gli vermini che fanno la seta. E colgono la buccia sottile, ch’è tra la buccia grossa e l’albore, [o vogli tu legno dentro], e di quella buccia fa fare carte,<sup>nota</sup> come di bambagia, e sono tutte nere. Quando queste carte sono fatte così, egli ne fa delle piccole, che vagliono) una medaglia di tornesello piccolo, e l’altra vale un tornesello, e l’altra vale un grosso d’argento da Vinegia, e l’altra un mezzo, e l’altra due grossi, e l’altra cinque, e l’altra dieci, e l’altra un bisante d’oro, e l’altra due, e l’altra tre; e cosí va infino in dieci bisanti. E tutte queste carte sono sugiellate col sugiello del gran sire, e hanne fatte fare tante, che tutto il suo tesoro ne pagherebbe. E quando queste carte son fatte, egli ne fa fare tutti gli pagamenti, e fagli ispandere per tutte le provincie e regni e terre dov’egli hae signoria; e nessuno gli osa rifiutare, a pena della vita. E vi dico che tutte le genti e regni che sono sotto sua signoria si pagano di questa moneta, d’ogni mercatanzia di perle, d’oro e d’ariento e di pietre preziose, e generalmente d’ogni altra cosa. E vi dico che la carta, che si mette per dieci bisanti, non ne pesa uno; e si vi dico che gli mercatanti le piú volte cambiano
Egli è vero che in questa cittá di Camblau (Cambaluc) èe<ref>''Berl.'' l’arca (leggi: la zeca).</ref> la tavola del gran sire: èe ordinata in tal maniera, che l’uomo puote ben dire che il gran sire hae l’archimia perfettamente, e mostrerollovi incontanente. Or sappiate ch’egli fa fare una cotale moneta, com’io vi dirò. E’ fa prendere iscorza d’uno albore e’ ha nome «gelso»; e è l’albore le cui foglie mangiano gli vermini che fanno la seta. E colgono la buccia sottile, ch’è tra la buccia grossa e l’albore, [o vogli tu legno dentro], e di quella buccia fa fare carte,<ref>''Pad.'' a muodo de quelle de papiro.</ref> come di bambagia, e sono tutte nere. Quando queste carte sono fatte cosí, egli ne fa delle piccole, che vagliono<ref>''Fr.'' une merule de tornesel petit; — cioè, forse, una metá.</ref> una medaglia di tornesello piccolo, e l’altra vale un tornesello, e l’altra vale un grosso d’argento da Vinegia, e l’altra un mezzo, e l’altra due grossi, e l’altra cinque, e l’altra dieci, e l’altra un bisante d’oro, e l’altra due, e l’altra tre; e cosí va infino in dieci bisanti. E tutte queste carte sono sugiellate col sugiello del gran sire, e hanne fatte fare tante, che<ref>''Pad.'' el se porave comprar tuto el tesoro del mondo.</ref> tutto il suo tesoro ne pagherebbe. E quando queste carte son fatte, egli ne fa fare tutti gli pagamenti, e fagli ispandere per tutte le provincie e regni e terre dov’egli hae signoria; e nessuno gli osa rifiutare, a pena della vita. E vi dico che tutte le genti e regni che sono sotto sua signoria si pagano di questa moneta, d’ogni mercatanzia di perle, d’oro e d’ariento e di pietre preziose, e generalmente d’ogni altra cosa. E vi dico che la carta, che si mette per dieci bisanti, non ne pesa uno; e si vi dico che gli mercatanti le piú volte cambiano