Specchio di vera penitenza/Distinzione quinta/Capitolo quinto
Questo testo è completo. |
CAPITOLO QUINTO.
La quinta cosa che si dee dire, secondo che promettemmo1 di sopra, della confessione, si è come si dee disporre colui che si vuole andare a confessare. Dove è da considerare, che la persona che si vuole bene confessare, e che la confessione le sia fruttuosa, conviene che faccia tre cose. La prima, ch’ella dica interamente tutti i peccati suoi con tutte le circustanze che aggravano i peccati, sì come detto è di sopra. E a ciò potere e sapere fare, conviene che la persona abbia a mano i peccati suoi: altrimenti, non gli saprebbe né potrebbe dire. Onde, per più volte, e per più dì dinanzi ch’altri vegna alla confessione, sì dee ripensaree ricercare la coscienza, e recarsi a mente2 i peccati commessi, e’ modi e le cagioni e le volte. E se fosse stata la persona più tempo che non si fosse confessata, e dubitasse di non ricordarsene bene nell’ora della confessione, quando molte persone per vergogna o per temenza ismémorano; sì ne potrebbe fare una memoria per iscrittura, la quale potrebbe poi leggere a piè del prete. E se la persona non sapesse ben conoscere o ben discernere i peccati, e però non gli sapesse ben dire e distintamente profferere, dica al confessoro che l’insegni, e che l’addimandi, non innanzi ch’ella cominci la confessione, ma dicendo ella quello ch’ella sa, e quello di che si ricorda d’alcuno peccato. S’ella crede o dubita d’avere in quello3 peccato più volte ed in più modi offeso ch’ella non si ricordi e non sa dire, e ’l confessoro non lo dimanda, non vada più oltre agli altri peccati, ma dica: – In questo peccato ch’io v’ho ora detto, io credo avere in più modi e in più guise offeso; imperò ch’io ne sono viziato4 di questo peccato tra gli altri, e so fare il male e nol so poi dire. Priegovi per l’amore della5 carità di Dio, che mi domandiate e esaminiate, sì che per dimenticanza o per mia ignoranza non ci rimanesse cosa veruna a dire. – E così faccia di ciascuno vizio e peccato, dove possa credere d’avere più offeso che non si ricorda o non sa dire. Avvegna che, chi leggerà bene con intendimento e terrà a mente quelle cose che son già dette di sopra, e che si diranno più innanzi in questo nostro libro, e spezialmente nel settimo capitolo della confessione (chè questo è il quinto), non arà bisogno d’essere domandato dal confessoro; chè per sé medesimo saprà conoscere e dire de’ vizi e de’ peccati tutto quello in che averà offeso. La seconda cosa che dee fare la persona che si vuole fruttuosamente confessare, si è d’ingegnarsi d’avere dolore e contrizione de’ suoi peccati, senza la quale la confessione non è fruttuosa. Ora, ad avere contrizione, vale il ripensare i peccati commessi, per li quali l’uomo ha offeso Iddio e ha fatto ingiuria al prossimo, ha fatto lieto il diavolo e contristato l’agnolo, ha messa l’anima sua a pericolo della eterna morte. Le quali cose bene considerando, ha l’uomo materia e cagione d’avere dispiacere e dolore de’ peccati commessi. Ad avere contrizione vagliono quelle cose che son dette di sopra, dove si trattò ordinatamente della contrizione e di quelle cose che a essa s’appartengono. Ma sopra a ogni altra cosa a ciò utile e necessaria, è l’orazione affettuosamente pôrta a Dio: chè, con ciò sia cosa che avere dolore di perfetta contrizione sia dono e grazia di Dio, non si può avere altrimenti che da Dio; e questo ha a impetrare la studiosa orazione. Tutte l’altre cose hanno a rimuovere gl’impedimenti, o a disporre l’anima al dolore della contrizione. Sola la grazia il concede e dà: alla quale avere è necessaria l’orazione, come dice il Profeta; il quale, avendo parlato della contrizione e del proponimento della confessione, dicendo: Recogitabo tibi omnes annos meos in amaritudine animoe meoe. Dixi confitebor adversum me iniustitiam meam Domino, et tu remisisti impietatem peccati mei, come è sposto di sopra, soggiugne: Pro hac orabit ad te omnis sancuts in tempore opportuno: Per questa6 avere (cioè l’amaritudine della contrizione, per la quale si dimetta e perdoni il peccato) ogni santo ôrerà nel tempo del bisogno. La terza cosa che dee fare la persona che si vuole bene confessare, si è andare a piè del prete, dolente e pentuto d’ogni suo peccato, presto e apparecchiato a ubidire a’ suoi comandamenti. Il quale dee eleggere, se ’l propio prete non è sofficiente, secondo la forma e la regola data di sopra; e vegnendo a lui reverentemente, come a vicario di Dio, e vergognosamente, come dee fare il malfattore dinanzi al giudice che l’ha a giudicare, gíttisi dinanzi a’ suoi piedi umilmente, o a sedere o ginocchione, in tale maniera che stia dallato, e non dinanzi;7 e spezialmente se quella cotale persona che si confessa è femmina, la quale dee stare in tal modo,8 che ’l viso e gli occhi suoi non si possino iscontrare con quegli del confessoro. E questo si dee fare per l’onestà, e acciò ch’ella dica più sicuramente e apertamente i peccati suoi. Di ciò ci diede essemplo santa Maria Maddalena, della quale dice santo Luca nel Vangelio: Stans retro secus pedes eius: che ella vegnendo a Cristo, stette dietro, allato a’ piedi suoi. Posto adunque il peccatore umilemente e vergognosamente a’ piedi del confessoro, facciasi in prima il segno della santa croce, e dica: – Io misero peccatore mi confesso a Dio, e alla Vergine Maria, e a tutti i Santi e alle Sante di paradiso, e a te, padre, di tutti i miei peccati, ne’ quali io ho offeso il mio Creatore. In prima mi rendo in colpa e accuso del peccato della superbia: – e proséguiti di questo peccato e degli altri, secondo che troverà iscritto ordinatamente in due seguenti capitoli, dove si dimostra chente dee essere la confessione, e in che modo e di quali peccati si debba fare. Compiuta la confessione, dica la persona che è confessata: – In questi peccati, e in molti altri de’ quali io non mi ricordo o non gli conosco, e de’ quali altre volte mi sono confessato e poi ci sono ricaduto, e offeso il mio Signore Iesu Cristo, di tutti dico mia colpa; e priego voi, padre, che preghiate Iddio per me, e che mi prosciogliate. –
Note
- ↑ Ediz. 95 e 85: proponemmo.
- ↑ Nel Manoscritto, come a noi sembra, non bene: e recarsi a dire a mente.
- ↑ Non troppo chiaramente nel Testo: o dubito di quello avere ec.
- ↑ Ediz. 85 e il Manoscritto nostro: viziata.
- ↑ Nel Testo: per amore e per la carità.
- ↑ Il Manoscritto: Per questo; lezione preferita dagli Accademici.
- ↑ Così, col nostro Codice, ancora la stampa del Salviati; e ci è parso dover preferire, eziando pel concetto, codesta lezione a quella delle impressioni del 95 e del 25: in tal modo che stea dallato (in tal maniera che stea da lato), pendendo (e pendendo) indietro più che innanzi.
- ↑ Il trascrittore delle Murate: in tal modo e guisa.