Sorella di Messalina/Parte prima/IV
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IV.
— Detesto i baci, — disse lei allorchè, al terzo incontro, Alberto credette giunta l’ora di chiedergliene uno.
La signora detestava molte cose che le donne in generale sogliono amare.
— Detesto i baci, detesto i fiori, detesto i bambini, — dichiarò.
Alberto fu non poco stupito da queste asserzioni che gli parvero anormali ed inestetiche; indi osò chiederle, se in fatto di bambini, non conoscesse che quelli degli altri.
— Conosco anche i miei, — rise la signora.
— Ah? — fece Alberto.
— Sì, due. — diss’ella, laconica, stringendosi nelle spalle. — Grandi e lontani. Quando sarò così vecchia da non potermi più nè tingere nè incipriare, andrò a stare con loro. Mi adorano.
— E... vostro marito?... — chiese tentativamente Alberto.
Di nuovo ella si strinse nelle spalle.
— È in Africa; — disse.
— Non torna?
— Sì, sì. Tornerà. Mi adora.
Secondo lei, tutti la adoravano. E poteva anche essere vero. Ma lei continuava a detestare molta gente e molte cose.
— Detesto le donne, — disse un giorno, allorchè, giungendo inattesa nello studio, lo aveva trovato invaso da una deputazione di signore del Comitato di Coltura femminile. E all’Esposizione della Promotrice, avendole Alberto presentato due dei suoi amici (di cui uno le fece la corte e l’altro no) ella si mostrò assai risentita.
— Non mi presentate mai i vostri amici — esclamò. — Detesto gli uomini.
Egli allora, per distrarla e placarla, e anche perchè cominciava ad interessarsi a quel viso strano che cambiava di linea, di espressione e di colore ogni momento, la pregò di posare per un ritratto.
— No! no! Detesto i ritratti! — disse lei. — E detesto i ritrattisti! Detesto tutto.
Egli non insistette.
Ma l’imagine di lei, il ricordo delle sue frasi e dei suoi atteggiamenti, il bisogno di vederla ogni giorno, crebbe e lo ossessionò.