Cap. II

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I III

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II.

Qual è codesto Majano, che cosa ha codesto Majano di cui siete tanto entusiasta? — Lei mi scrive.

Infatti, se anche nella sua biblioteca ci fosse uno di quei volumacci che si chiamano dizionari corografici e che mettono orrore alle donne, e se Ella non avesse paura di consultarlo, ci troverebbe nientemeno che dodici Majani, in Friuli, nelle Marche, nel Trentino, nel Modanese, sul golfo di Napoli, nell’Umbria, nell’Aretino, in Val d’Elsa.

Veramente, se Ella avesse badato al timbro postale della mia ultima lettera, avrebbe visto che si tratta d’un Majano vicino a Firenze; ma andate a dimandare a [p. 12 modifica]una signora che guardi i timbri e le date!... Si tratta dunque di quel tal Majano...

Prima però mi permetta di dirle che Ella mi accusa a torto di entusiasmo: io patisco pur troppo di molte malattie morali, ma, grazie a Dio, niente affatto di entusiasmo e di fanatismo, due malanni che ci sono venuti dalla teologia bizantina, e che ispirano ripugnanza come certe spaventose immagini in mosaico bizantino, come l’etichetta bizantina e gli eunuchi bizantini. —

Dunque, mia riverita signora, neanche di Majano io sono entusiasta; se poi Ella mi domanda semplicemente perchè Majano mi piace tanto come le par di capire dalla mia lettera, la servo subito.

Non le dico degli ospiti presso i quali mi trovo: non ne saprei fare il panegirico, altra cosa bizantina; e se ne dicessi tutto il bene che meritano, Ella potrebbe domandarmi per quali meriti io sia il loro ospite; e io allora replicherei facendomi [p. 13 modifica]forte del bene che Lei mi vuole per persuaderla che non sono sprovvisto di meriti, e finirei con tali parole di superbia... peccato di cui le ho promesso di correggermi.

Per dirle poi del luogo, dovrei fare una descrizione, il più gran tormento di chi scrive e di chi legge... non si sa più come descrivere per farsi leggere... Si cercano colori sulla tavolozza della lingua e nelle vesciche degli aggettivi? siete ridondante, gonfio. — Si fa risparmio di epiteti? siete secco, il vostro è un inventario. — Esponete le cose semplicemente? siete volgare, plateale. — Vi industriate di presentarle sotto aspetti nuovi? siete ricercato, fabbricatore di arzigogoli. — E così la gente del mestiere si dedica a presentare le cose nei modi più strani, analizzandole al microscopio, annebbiandole nel sentimentalismo, aiutandosi colla chimica, coll’ algebra, coll’ economia politica; ingigantendo le cose piccole, rimpicciolendo [p. 14 modifica]le grandi, dipingendo tutto di scorcio, magari alla rovescia, cristallizzando gli uomini, facendo parlar le piante, animando i minerali, fossilizzando i sentimenti, cercando il vero nei Racconti fantastici di Hoffmann e la lingua italiana nei giornaletti pornografici di Parigi... tantoché i compositori di fiabe coreografiche si sono incaricati di esporre le verità scientifiche con gambe di ballerine e braccia di mime.

È un andazzo generale: i venditori di musica si affidano alle fotografie delle cantanti, i librai alle copertine dei volumi, i caffettieri alla luce elettrica; i predicatori sciorinano dal pulpito articoli di giornale, i giornalisti scrivono telegrammi; i drammi dipendono dalle acconciature e dalle calzature delle prime donne, il governo dai governati...

Insomma il mezzo più sicuro di descrivere con verità e senza annoiare chi legge, è quello di non descrivere. [p. 15 modifica] Se io le dico che Majano ha il monte di Fiesole alle spalle e il piano di Firenze ai piedi, Lei mi risponde che questo lo vede anche da una carta geografica: se le soggiungo che i colli di Majano sono parte nudi e rocciosi, parte vestiti di boscaglie, fioriti di giardini, piantati di vigne e oliveti, coltivati di granaglie e ortaggi, popolati di ville e di castelli, Lei mi risponde che questo lo rileva anche dalla carta topografica del regio Stato Maggiore.

Se le aggiungo che dalla terrazza di Majano si abbraccia in un colpo d’occhio un esteso panorama, nel quale la luce può sfoggiare tutta la ricchezza delle gradazioni nei tuoni dell’azzurro, del verde e del grigio, Lei mi può ribattere che se lo immagina agevolmente.

Se io la invito a godere da quella terrazza nelle diverse ore del giorno le trasformazioni prodotte in quei tuoni permanenti dal primo accendersi della luce rosea mattutina, all’aureo scintillare del [p. 16 modifica]mezzogiorno, al violaceo cader della sera, fino alla turchina oscurità della notte, Ella è capace di dirmi: — Risparmiatevi la pena: abbiamo veduto assieme a Roma l'Aurora di Guido Reni; e dal mio palco al teatro la danza delle ore nella Gioconda.

Ma dalla terrazza di Majano è un poema... — Già; lo so: un poema, una sinfonia, una battaglia, una rivoluzione di... pittoresco.

E di fianco le muraglie del castello di Vincigliata e in alto fra i cipressi la torre di Castel di Poggio, e giù al piano l’Arno al disopra e al disotto di Firenze... — Basta, basta: c’è nella carta geografica.

Ma le muraglie di Vincigliata sono merlate e l’Arno scintilla... — Lo sapevo che le muraglie dei castelli sono merlate e che i fiumi da lontano scintillano a lume di luna o di sole.

Ma Firenze presenta un grandioso assieme e vi spiccano in linee di sublime bellezza le torri di Palazzo Vecchio, di [p. 17 modifica]Santa Croce, il campanile, le cupole... — O chi non conosce Firenze?

Ma al di là vedo stendersi a cortina i colli, Bellosguardo, Arcetri... — ■ Siamo daccapo alla topografia....

Insomma, lo vede, Contessa, che è meglio non descrivere? Perchè Ella abbia invece un’idea più esatta della incomparabile situazione, le dirò che il proprietario di Majano possiede un acquerello del principio del secolo, dove s’intendeva riprodurre il panorama che si gode dalla villa, e dove sono distintamente segnati circa sessanta fra villaggi e ville e altre località che spiccano sul fondo del paesaggio. Gli venne in mente di verificare se i luoghi abitati fossero per caso in numero maggiore, e segnandone i nomi arrivò a trecento, e non aveva finito la rivista.... Così non si meraviglierà di apprendere che quando S. M. la Regina d’Italia e S. A. la Principessa di Germania si [p. 18 modifica]affacciarono alla terrazza di Majano, non si trattennero dalla più espansiva ammirazione.

E così non si meravigli della mia devozione a Majano, e creda alla mia devozione per Lei, riveritissima signora.