Simonetta Fadda Reality Show
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- simonetta fadda
REALITY SHOW
Simonetta Fadda
Reality Show
a cura di Alessandra Pioselli
C/O careof - La Fabbrica del Vapore
Milano
12 ottobre - 5 novembre 2005
Reality Show
Aerei solcano il cielo, vanno e vengono tra il mare e la terra, la calma del pomeriggio estivo è scomposta da un rombo. Forse è in corso un tragico evento. Potrebbe essere una guerra, ma simulata come sullo schermo di un videogioco. I colori sono saturi e i movimenti accellerati. Wargames (2004) si intitola il video. In realtà, sono banali aerei anti incendio in azione. Simonetta Fadda segue il loro percorso con la videocamera per poi montare le immagini su quattro canali. Assicurato l’effetto play station anche dal suono, preso in diretta, ma trasformato in ritmo veloce. A partire dal 1992 Simonetta Fadda lavora alle telecronache, utilizzando la videocamera per riprendere accadimenti marginali o poco visibili del territorio urbano. Il termine allude alla tipologia della cronaca giornalistica. Una buona cronaca risponde a requisiti di chiarezza, sintesi, esaustività. Se trova la sua ragione d’essere nell’ambire al rispetto della verità sostanziale dei fatti, la telecronaca di Simonetta Fadda, tuttavia, aderisce alla verità sostanziale del linguaggio del mezzo. La Fadda elimina le formule narrative e di costruzione di metafore visive, ponendosi di fronte al reale senza aggiungervi alcun significato con l’approccio neutro di chi evita regie forti. Lavora, invece, sulle componenti essenziali del linguaggio video: suono, colore, densità e definizione dell’immagine, Una delle prime telecronache, Genova ora zero (1993) è ingannevole tanto quanto Wargames. Mostra una notte di caos e di
STARGATE 1' 25" in loop, minidv trasferito su DVD, 2003
confusione, di botti e di grida. Sembra una guerra, ma non lo è, anzi, è un giorno di festa, semplicemente Genova a Capodanno. Il bombardamento è fittizio: sono fuochi d'artifizio. I festeggiamenti dell'ultimo dell'anno si trasformano in un'ipotetica guerra con allusione evidente al processo contrario messo in moto dalle riprese televisive della CNN sulla prima Guerra del Golfo, allora appena terminata. Sfilacciate e tremolanti, le immagini della Fadda sono distanti dalla nitidezza degli standard televisivi. Sono in bassa definizione. Dal i992 al 2001 l'artista gira in Hi8 e riversa su VHS, lavorando sul nastro magnetico fino a distorcere l'audio e ad accentuare la liquidità dei colori e, successivamente, filmando il materiale riversato attraverso il posizionamento della videocamera di fronte al monitor. Ottenuta artigianalmente dal master, ogni copia e diversa a seconda delle informazioni audio e video inserite. L'utilizzo del digitale dal 2001 non cambia l'impostazione concettuale, ma permette una maggiore libertà e fluidità sia di ripresa che di montaggio. Simonetta Fadda lavora sulla «diretta», sfruttando la funzione della videocamera di catturare l'istante cosi com'è. Una «diretta» in bassa definizione, però, sfocata e sporca. servendosi della mancata nitidezza della bassa definizione e manipolando in modo evidente i segnali audio e video, l'artista fa sì che il linguaggio del mezzo si manifesti tanto chiaramente da mostrare quanto qualsiasi riproduzione del reale passi necessariamente attraverso questo filtro e, dunque, quanto siano pretestuose l'esattezza e l’obiettività. L'uso della bassa definizione è funzionale a rilevare l'incongruenza del concetto di alta definizione
come precisione perfetta e copia esatta del reale, dove la precisione é, invece, come dice l'artista, "una caratteristica dell'immagine e non di ciò che è raffigurato". L'alta definizione è solo uno degli standard possibili. Smascherando la presupposta oggettività della telecronaca televisiva, Simonetta Fadda torna ad attestare sulle parole di Marshall McLuhan che la televisione è linguaggio e qualsiasi scelta linguistica è consapevole, dunque, potenzialmente ideologica. Le origini della videoarte e alcuni sviluppi nell'uso del mezzo tra gli anni Sessanta e Settanta forniscono gli spunti teorici che sostanziano l'approccio al video di Simonetta Fadda che, da un lato, recupera l'eredità della visione analitica e metalinguistica di artisti come Nam June Paik. La decostruzione del linguaggio, con la conseguente produzione di immagini più che di narrazioni, attraverso il lavorio sul segnale elettronico e sulle potenzialità intrinseche del mezzo video, è uno dei punti di partenza nella scelta della bassa definizione come standard, con la considerazione dell'imperfezione come possibilità espressiva oltre che critica. D'altra parte, invece, c'è la controinformazione e tutto ciò che ha comportato l'utilizzo politico e sociale del mezzo, il video militante nato con la diffusione dei videoregistratori portatili e maneggevole la bassa definizione a portata di mano per dare spessore al discorso teorico e alla valenza politica del seguire più da vicino e dal basso — e con presupposta maggiore verità - il flusso degli eventi e della vita. Così, per restare in Italia, Anna (1972-1975) di Alberto Grifi fornisce un modello per le telecronache, per quanto il video possa essere strumento per accompagnare il farsi
della vita, «in diretta», in questo caso mandando in corto circuito il rapporto tra rappresentazione e realtà, tra scena e vita. La telecronaca di Simonetta Fadda ambisce a rilevare lo svolgersi degli eventi, ciò che è sotto gli occhi, e difatti si tiene distante dall’affidare ulteriori significati all'immagine. Allo stesso tempo si fonda su una base concettuale e analitica che, per l'appunto, è orientata a vivisezionare il linguaggio del mezzo e a indagarne le potenzialità al di la delle possibilità narrative, costruendo una cronaca con la grammatica visiva della bassa definizione: ciò che vediamo è ciò che è, trasfigurato in immagine. Attraverso il video, Simonetta Fadda da visibilità ai rituali individuali e collettivi di utilizzo sociale del territorio, da Genova Pissing (1993), dove la videocamera fissa un angolo di strada trasformato in vespasiano pubblico, a Savona Ore Diciotto (1993), che coglie la tradizione cittadina della quotidiana commemorazione dei Caduti tra memoria privata e retorica pubblica, a Tecnoriti (Videoarte e Telefonate, 1998). che ridicolizza la maniacalità nell'uso del cellulare e della videocamera e macchina fotografica sempre e dovunque, fino a Points de vue (2001), sul paesaggio di una Corsica verdeggiante, ma anche carica di segni di tensione nelle scritte indipendentiste ad ogni angolo di strada. Tra forme di convivenza e riti urbani, Simonetta Fadda, attraverso il video, porta allo scoperto le trame dei comportamenti collettivi come espressione di gerarchie di valori insiti nella struttura sociale. L'attenzione sociologica è strettamente connessa ai problemi relativi alla messa in scena di tali questioni.WARGAME1 lightbox dimensioni variabili, 2004
WARGAME2 lightboc dimensioni variabili, 2004
specialmente per questo, che al posto di uno spazio elaborato consapevolmente dall'uomo, c'è uno spazio elaborato inconsciamente? Ancora sulla fotografia Susan Sontag ricorda che Balzac, discorrendo con Nadar, suggeriva l'immagine di un corpo composto da una serie infinita di «immagini spettrali», che ogni scatto fotografico avrebbe agguantato, anzi, consumato. L'immagine di Stargate è come un velo, un doppio, rispetto al reale, ed è un doppio anche il tempo. Mentre non accade nulla nella realtà, la durata del video corrisponde al tempo impiegato dalla videocamera nell'effettuare lo zoom, rallentato. Il tempo è quello che la videocamera mette in scena e che il monitor restituisce, è il tempo della «macchina», cosi come nelle installazioni realizzate dall'artista tra il 1984 e il 1989, i televisori e i monitor a circuito chiuso non solo erano indici dell'autoreferenzialità del mezzo, ma rendevano percepibile il tempo dilatato della macchina tecnologica, sulla strada delle prime sperimentazioni di Bruce Nauman sul feed back.
Biografia
Simonetta Fadda è nata a Savona; vive e lavora a Milano
Mostre personali (selezione)
2005 Reality Show (a cura di Alessandra Pioselli); Careof - La fabbrica del vapore, Milano
2000 Tecnoriti (a cura di Maria Rosa Sossai); Il Ponte contemporanea, Roma
1998 Coincidenze, con Marina Ballo (a cura di Francesca Pasini); Spazio Via Farini, Milano
1997 Guardare e non toccare (a cura di Chiara Guidi); Omphalos Arte Contemporanea, Terlizzi (BA)
Mostre collettive (selezione)
2005 Le reflex, le doute, la menace - il riflesso, il dubbio, la minaccia (a cura di Anne Alessandri, Giuliana Altea, Christophe Domino); Couvent de Morsialia, Cap Corse; Bastion de France, Portovecchio - (Francia)
Conflitto e conflitti (a cura di Katia Anguelova/Synapser); Villa Serena, Bologna
2004 XIV Quadriennale di Rorna: Anteprima (a cura di Luca Beatrice); Palazzo della Promotrice delle Belle Arti, Torino
2003 Del segno, del suono, delle parole (a cura di Mario Gorni); Museo PAV, Berchidda (SS)
Dallo scirocco al fohn (a cura di Sandra Solimano, Erno Vroonen); Museo d'arte contemporanea di Villa Croce, Genova; Aktionsforum Praterinsel, Monaco di Baviera 2002 Paysages, 4e Biennale d’Art Contemporain (a cura di Christophe Domino); installazione all’aperto, Enghien les Bains (Francia)
Toxic dans ton coeur (a cura del Pavillon - unité pédagogique du Palais de Tokyo, site de création contemporaine, Paris); Musée de la Corse, Corti (Francia)
2000 Stand-by (a cura di Giuliana Altea, Marco Magnani); FRAC Corse, Corti (Francia)
In video veritas (a cura di Maria Rosa Sossai); The British School at Rome, Roma; galleria Neon, Bologna
Auguri Monica, insediamento provvisorio (a cura di Marco Scotini); galleria Bordone, Milano
1999 Soggettività e narrazione: cinema e cinema d’artista' (a cura di Francesco Bernardelli); Castello di Rivoli, Torino
Atlante, geografia e storia della nuova arte italiana (a cura di Giuliana Altea, Marco Magnani); Museo d’ Arte Contemporanea Masedu, Sassari
1998 The King is not the Queen: The Eye against the Mind in Contemporary Film and Video (a cura di Francesco Bonami); Nordiska Museet, Stoccolma
1997 Generazione Media (a cura di F. Alessandrini, S. Campagnola, P.Darra, L. Ghirardelli, F. Rossi); Palazzo della Triennale, Milano
Cosa sono le nuvole (a cura di Francesco Bonami); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (CN)
Aperto ’97 (a cura di Alessandra Pioselli); Trevi Flash Art Museum, Trevi (PG)
Videografia
Wargames, 1 '1 3" minidv trasferito su DVD, 2004
Vernissage, 10; minidv trasferito su DVD, 2004
Stargate, 1 '25Minidv trasferito su DVD, 2003
Caccia al topo, 30: minidv trasferito su DW, 2003
Fluxus... is the problem, 10; minidv trasferito su DVD, 2002
Game Over, 4' minidv trasferito su DVD, 2002
Visitors, 2'30Minidv trasferito su DW, 2002
serie Screensavers/Ambient Videos:
Les poissons volants, 2; minidv trasferito su DVD 2001
Set me free, 1; minidv trasferito su DVD, 2001
Cycle, 1 ; minidv trasferito su DVD, 2001
Points de vue, 10; minidv trasferito su DVD, 2001
Peep Shop, 4 canali, hi8/VHS, ?M, 2000
Body Art, 3 canali, hi8iVHS, PAL, 1999
Tecnoriti:
Videoarte, 4; hi8/VHS, PAL 1998
Telefonite, 2'30: hi8/VHS, PAL 1998
Still life, 5; hiWHS, PAL 1996
I barboni della domenica, 2: hi8/VHS, PAL 1996
Backstage, 4',hi8/VHS,PAL, 1995
Rumenta, 3' 40, hi8/VHS,PAL, 1995 Il corpo dell’immagine, 25" hi8/VHS, PAL,1995
Videoritratti, 2', hi8/VHS, PAL, 1994
Il pubblico del concerto, 2', hi8/VHS, PAL, 1994
Pulizia, 7', hi8/VHS, PAL, 1994
I Giusti, 1', hi8/VHS, PAL, 1994
I burdelanti, 11' hi8/VHS, PAL, 1993
Genova pissing, 13', hi8/VHS, PAL 1993
Genova ora zero, 3', hi8/VHS, PAL, 1993
Savona ore diciotto, 5', hi8/VHS, PAL, 1993
Sorveglianza totale, 60' VHS, B/N, 1989
Sistema, 60', /VHS, B/N, 1988
Lente 2, 60', VHS, B/N, 1988
Lente 1, 60', VHS, B/N, 1987
Concerto di Pratolino, 30', VHS, B/N, 1987
Catalogo (con Roberto O. Costantino), 5', 3/4 U-matic, PAL, 1987
Intervallo, 15', 3/4 U-matic, PAL, 1986
Horror Vacui, 10', 3/4 U-matic, PAL, 1984