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Wargames (2004) è una delle due installazioni video e light box che costituiscono la mostra Reality Show (Care of, Milano, 2005). L'altra è Stargate (2003). Benché il paesaggio urbano sia sempre soggetto di una «diretta» (gli aerei anti incendio su Savona, il relitto industriale prossimo alla riva), l'immagine acquista, rispetto alle telecronache, un livello di astrazione prima poco rilevato. Immagini pittoriche, quasi, corpo pulsante di stimoli visivi e sonori, il colore saturo, i pixel che fremono sulla superficie dello schermo così come vibrava la luce nella pittura di Seurat, come ricorda McLuhan a proposito della percezione del mosaico televisivo da parte dello spettatore. Ancora Simonetta Fadda colloca la videocamera in faccia agli eventi senza commento, ma la realtà che prende corpo dallo schermo è sempre più spiazzante e irriconoscibile, come se fosse restituita da uno specchio falso. Al tempo veloce, accelerato di Wargames, fa da contraltare il tempo lento di Stargate. Se nel primo caso c'è una diretta che subisce una tale manipolazione mediale da ingannare (la guerra che non c'è), nel secondo accade altro. Stargate è un pontile sul mare, un cancello sul nulla, un cartello che vieta d'andare oltre, dove c'è solo l'acqua. La videocamera fa un solo movimento, quello dello zoom che, lentamente, allarga il campo di visione. L'immagine a tutto campo rivela il residuo di un ex edificio industriale dismesso, vicino alla riva. Il rumore sordo e monotono del mare acuisce il senso di sospensione temporale. Walter Benjamin parla di inconscio ottico a proposito della fotografia, di una “natura che parla alla macchina fotografica... diversa da quella che parla all'occhio; diversa

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