AL SIG. PIER GIUSEPPE GIUSTINIANI

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AL SIG. PIER GIUSEPPE GIUSTINIANI
I III
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II

AL SIG. PIER GIUSEPPE GIUSTINIANI

     Giustinïani, a cui mio buon destino
Mi fece amico, le parole ascolta,
Che senza pompa di parlar Toscano,
Io muovo a farti. Qui dappresso il mare
5Sovra uno scoglio io fabbricai palagio,
Di cui l’ampiezza venticinque braccia
Forse consuma: è ver ch’ei si nasconde
Al crudo Borea, e si discuopre a’ fiati
Tepidi d’Austro; sicchè sprezza il verno;
10E quando poscia Febo allunga il giorno,
È percosso da zefiri, per modo
Che la calda stagion non si bestemmia.
Di qui veggo i nocchieri a piene vele
Passeggiar la campagna di Nettuno;
15E posso, quando il ciel non sia velato,
Tanto quanto veder le ricche ville,
Onde son nostre arene alte, e superbe.
Qui mi riparo, e dal rumor plebeo
Involo i giorni, e colle Muse io vivo,
20E fommi Cittadin del bel Permesso,
E ben mi so, che Poesia vien detta
Fra noi felicità disfortunata,
Ricca di povertà; ma ci dimostri
Sciocco Rialto, o Padovana scola,
25Sciocca più, che Rialto, ove soggiorni
La verace quaggiù felicitate.
Visti ho lungo la Dora il sì famoso
Bastïon verde, e dentro il lago Ocneo
Ho veduti dappresso i regj tetti,
30E d’Arno in riva l’ammirabil Pitti:
Ma non vi rimirai la bella donna,
Ond’io ragiono: vi mirai speranze
Mal affrenate, vi mirai timori,
Vidi, che Odio, ed Amore il suo soverchio
35Ivi adoprava, e non vi vidi in somma
Uomo, che usasse un uom chiamar felice.
Perchè dunque sprezzar gli spazj angusti
Della mia capannola, ove talvolta
Non sdegna di apparire il grande Omero,
40E talvolta di Pindaro si ascolta
La cetra degli eroi coronatrice.
O Pier Giuseppe, ore verran, che l’oro
Porranno a ruba; e che gli scettri eccelsi
Mireransi depor dentro una tomba,
45Ma dalla falce, che ogni cosa miete,
Virtù non teme; e rallegrar ten puoi,
Poichè d’essa non sei timido amico.