AL SIG. GIUSEPPE ORZALESI.

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AL SIG. GIUSEPPE ORZALESI.
Sermoni II
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I

AL SIG. GIUSEPPE ORZALESI.

     Giuseppe, allor che le giornate io meno
Nel picciol cerchio di Savona, io sorgo
Fuor delle piume, quando sorge il Sole
Fuori dell’onde; e dove più verdeggia
5Erma pendice, io me ne vo solingo:
Se forse in quell’orrore udissi il canto
Di Melpomene bella, e di Talia.
Care figlie di Giove; allor non cerco
Quale è più dolce delle nostre viti,
10O delle strane la vendemmia; e sprezzo
Neve, che vegna ad onorar le coppe,
Ove Bacco riversa i suoi tesori.
Il vulgo, che mi mira andar col guardo
Rivolto a terra, e colle labbra mute,
15Ride, che io mi dimagro: io non per tanto
Rido de’ risi popolari: ha forse
Testa la plebe, ove si chiuda in vece
Di senno, altro che nebbia? o forma voce,
Che sia più saggia, che un bebù d’armento?
20Lodo ben io, che le vaghezze umane
Aggian misura, e di qui spesso io torno
Della bella Firenze agli alti alberghi,
E qui depongo i pensier gravi, e svio
Me dal Parnaso, e quei diletti colgo,
25Per cui su Pindo a risalir sia forte.
Rimiro del Bronzin finti sembianti
Far scorno a i veri: odo celeste voce
Di Francesca bear gli spirti in terra;
Scorgo le Tempe; e nel mirabil Pitti
30Il giardin dell’Esperidi; talmente,
Giuseppe, di mia vita il corso alterno:
Non mai stancarsi in procacciar diletti
È vivendo morir, ma d’altra parte
Viver la vita è viver con conforto.