Sentenza Tribunale penale di Perugia - Vicenda Federconsorzi/26

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- Senonché il dott. Greco non mirava solo all’omologa, bensì più propriamente alla vendita in blocco, esattamente come il Capaldo. Quest’ultimo per sua stessa ammissione ebbe modo di incontrare, unitamente all.Avv. Casella, il dott. Greco prima dell’omologa, per illustrargli i contenuti del piano.

Tenuto conto delle fasi del giudizio di omologa, l’incontro dovette avvenire tra il giugno e il luglio del 1992. Orbene, in quel medesimo lasso di tempo il magistrato ebbe occasione di chiedere al prof. Carbonetti un parere sulla proposta di vendita in blocco e sulla congruità del prezzo rispetto al valore di stima del patrimonio.

Il prof. Carbonetti, cui la procedura aveva fin dal mese di maggio fatto ricorso, sia quale componente della commissione incaricata di esaminare i bilanci degli ultimi cinque anni prima del commissariamento, sia quale esperto in materia bancaria, onde ottenerne un parere sulle modalità di cessione della Banca di Credito Agrario di Ferrara, mise a disposizione del magistrato due brevi relazioni in data 30 giugno e 22 luglio 1992.

Nei due appunti, così qualificati dallo stesso redattore, il predetto si diffuse nel primo caso sul rapporto tra i valori di bilancio attribuiti al patrimonio e il prezzo indicato nella lettera dell’Avv. Casella, e nel secondo sul rapporto tra lo stesso prezzo e la stima contenuta nella relazione del commissario giudiziale. E’ essenziale notare non tanto il contenuto dei due pareri, quanto l’epoca, successiva alla presentazione del piano, coeva all’incontro intervenuto tra il Capaldo e il Presidente Greco ed anteriore alla sentenza di omologa.

Il significato neppur troppo recondito di tali fatti è che il dott. Greco, oltre a voler giungere all’omologa, avrebbe voluto trovare il modo per pronunciarsi già in quella sede a favore del piano Capaldo, di cui aveva a suo tempo atteso l’ufficializzazione, ma si trovava in difficoltà a causa dell’enorme divario tra le cifre.

E d’altro canto il magistrato non avrebbe potuto deprimere la valutazione dei beni, giacché altrimenti avrebbe corso il rischio di ritrovarsi senza il 40% per i chirografari, necessario per l’omologa, tanto più che in base alle ultime valutazioni del commissario giudiziale l’importo dei crediti privilegiati era stato portato cautelativamente a oltre 400 miliardi.

Di qui la scelta di un parere non troppo impegnativo, ma costituente all’occorrenza un punto di riferimento.

E che quei pareri avessero avuto in concreto una funzione è dimostrato dal fatto che alcuni passi della sentenza di omologa ne ricalcano pedissequamente il contenuto.

Ma in tale prospettiva sorprende non poco che quegli appunti non fossero stati portati a conoscenza degli altri membri del collegio giudicante e neppure fossero stati espressamente citati.

Decisamente allarmante è poi il fatto che i pareri non siano stati successivamente rinvenuti tra gli atti della procedura, ma trasmessi al P.M., venuto a conoscenza di essi dalle annotazioni relative alle liquidazioni di compensi ai consulenti, dal commissario giudiziale prof. Picardi, che disponeva di una sua copia.

Tutto ciò dimostra che essi avevano una funzione per così dire domestica, in quanto destinati a costituire, solo all’occorrenza, un supporto motivazionale ad hoc per una decisione non altrimenti suffragata.

Ordunque, se il Presidente Greco, all’inizio disposto a soprassedere su alcuni aspetti problematici di carattere formale, che avrebbero potuto ostare all’ammissione al concordato, e successivamente mostratosi favorevole ad attendere la cordata, ora si poneva il problema di colmare il gap tra i valori, ciò significa, si ribadisce, che egli non mirava di certo a liberarsi del peso di una procedura scomoda, ma a raggiungere un determinato e programmato obiettivo, che al di fuori di quella procedura non sarebbe stato perseguibile.

Così vanno inequivocamente spiegati il subitaneo interesse del magistrato per il piano Capaldo, così poco entusiasticamente accolto dai commissari uscenti e dallo stesso presidente di Coldiretti, On. Lobianco, e il suo sforzo, coevo all’incontro con l’interessato, di creare seppur impropriamente condizioni favorevoli all’accoglimento dell’offerta.

Per concludere sul punto e anticipando fin d’ora un argomento sul quale si tornerà, può affermarsi che il Presidente Greco partecipò alla decisione collegiale sull’omologa già avendo chiaro l’esito del giudizio, entrò cioè in camera di consiglio con un convincimento preciso, che, stante la sua autorevolezza e la sua maggiore conoscenza degli atti, propiziata dalla sua qualità di relatore e di giudice delegato, fu poi recepito dal collegio.