Giuseppe Gioachino Belli

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Se n'è ito La Providenza
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1830

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SE NE VA!

     Co’ ’na scanzìa1 nell’ùghela,2 e co’ ttutte
Le tonzìbbile3 fràsciche4 ggiù in gola,
Povera Checca!,5 nun pò dì pparola,
4Si jje la vòi caccià ccór gammautte.

     Fa ll’occhi luschi,6 tiè le labbr’assciutte,
Ha ’na frebbe7 in dell’ossa che cconzola!8...
Io però tremo de ’na cosa sola,
8Ch’oggi j’ho vvisto fasse l’ógna brutte.9

     Oh, cquer che ssia la cura, va bbenone.
Bast’a ddì ssi ppò mejjo èsse assistita,
Che vviè er medico inzino dell’Urione.10

12 Anzi jjerzera j’ordinò ddu’ dita
De re-bbarbero11 messo in confusione12
Drento un cucchiar d’argento13 d’acquavita.

Terni, 28 settembre 1830.

Note

  1. Scheranzia.
  2. Ugola.
  3. Tonsille.
  4. Fracide.
  5. Accorciativo di Francesca.
  6. Loschi.
  7. Febbre.
  8. Modo ironico.
  9. Pessimo indizio di salute è per le donne l’impallidimento delle unghie, e questa è la prima cosa che osservano. [Anche don Abbondio, quando Renzo l’ebbe fatto cantare, “affannato e balordo, si ripose sul suo seggiolone, cominciò a sentirsi qualche brivido nell’ossa,„ e “si guardava le unghie sospirando.„ Prom. Spos., II.]
  10. Ciascuno de’ 14 Rioni di Roma ha un medico, un chirurgo e uno speziale, pagati dal governo per l’assistenza gratuita dei poveri; ma la cosa va bene quando non possa proprio andar male.
  11. Rabarbaro.
  12. In fusione.
  13. Quante volte il cucchiaio o altro simile arnese, sia di questo metallo, non si manca di farne menzione anche a scapito della frase e del senso.