Se il mio Sol vien, che dimori
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XLVIII
Dolce sdegno di Bella Donna.
Se il mio Sol vien, che dimori
Tra gli Amori,
Sol per lei soavi arcieri;
E riponga un core anciso
5Con bel riso
Sulla cima de’ piaceri:
Tale appar, che chi la mira
La desira
Ad ognor sì giojosetta;
10E non sa viste sperare
Così care,
Benchè Amor glie le prometta.
Ma se poi chiude le perle,
Che a vederle
15Ne porgean tal meraviglia;
E del guardo i raggi ardenti
Tiene intenti
Qual chi seco si consiglia:
Allor subito si vede,
20Che le siede
Sul bel viso un bell’orgoglio:
Non orgoglio; ah chi poria,
Lingua mia,
Farti dir ciò, che dir voglio?
25Se avvien, ch’Euro dolcemente
D’orïente
Spieghi piume peregrine;
E co’ piè vestigio imprima
Sulla cima
30Delle piane onde marine:
Ben sonando il mare ondeggia,
E biancheggia,
Ma nel sen non sveglia l’ire?
Quel sonar non è disdegno,
35Sol fa segno,
Ch’ei può farsi riverire.
Tal diviene il dolce aspetto,
Rigidetto
Ei non dà pena, o tormento;
40Quel rigor non è fierezza,
È bellezza,
Che minaccia l’ardimento.
E l’asprezza mansueta
È sì lieta
45In sull’aria del bel viso,
Che ne mette ogni desio
In obblio
La letizia del bel riso.