Sciotel/Parte Prima/Capitolo Terzo
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Capitolo Terzo
1. E se così son fatte le scorrerie del Negus sui suoi propri sudditi, quanto non debbono essere più terribili, più gravi, quelle che fanno le tribù Musulmane contro le cristiane, ove si pensi che, alla ingordigia del facile bottino, si aggiunge l’odio di religione? A questo male pensava il Principe Ailù, siffatti danni egli cercava allontanare per sempre dai suoi sudditi quando concedeva lo Sciotel al Padre Stella: ed ecco come.
2. «Fra i Bogos (scrive l’Issel) giacenti nella più inveterata barbarie, pigri, superstiziosi, dediti soltanto alle guerre civili, alle rapine, capitò, son circa 22 anni (cioè verso il 1848) il padre Stella, e si consacrò con mirabile zelo ed instancabile pazienza al loro morale e materiale miglioramento. Egli fondò nel paese dei Bogos la prima chiesa e la prima missione cattolica; ma quel che è più, pervenne ad ispirar loro massime di giustizia, di rispetto per la proprietà e la vita altrui, amore al lavoro, e seppe coi suoi costanti benefizii, non meno che cogli ottimi insegnamenti, cattivarsi l’affetto e la fiducia di quei rozzi montanari, cosicchè ne divenne il maestro, il protettore, l’arbitro. Anche adesso, lui morto, il suo nome è riverito a Keren e nei villaggi circonvicini, e ciascuno ricorda come si adoprasse a lenire i mali della carestia e della guerra, a comporre le contese tra famiglia e famiglia, tribù e tribù; come egli, non perdonando a pericoli, a fatiche, strappasse dalle mani di spietati rapitori i Bogos tratti schiavi dalle masnade egiziane» 1.
Fin qui il prof. Issel; le cui parole confermano quanto, sin dal 1867 scriveva il Bonichi al nostro Governo, in una relazione datata da Massaua, di cui conservo una copia fatta dal Bonichi medesimo.
Il Bonichi dice che «il padre Giovanni Stella di Asti, già addetto alla missione cattolica francese, si era acquistata tanta benevolenza non solo fra i Bogos, anche musulmani, ma anche presso quasi tutti gli Abissini, che la stima e la fiducia che il suo nome ispirava, era penetrata fin sotto la tenda dell’Imperatore Teodoro e nell’animo del Principe Haylú, i quali più volte gli aveano dato pubbliche e splendide prove del loro affetto».
3. Un giorno del 1865 il principe Haylú, discorrendo col P. Stella delle infelici condizioni in cui erano i suoi sudditi cristiani, esposti sempre alle scorrerie dei Musulmani, gli propose di cedergli il territorio di Sciotel, che era suo retaggio particolare, affine di fondarvi una buona colonia europea. Il P. Stella accettava la generosa offerta di Haylú, e si obbligava di fondare la colonia europea, procurando d’istruire meglio i cristiani nell’agricoltura e di porli in grado di potersi garentire per sempre dalle razzie dei Musulmani.
4. Egli, senza indugio, si mise subito alla opera, e partì per l’Egitto con l’intendimento di passare in Italia e trovare capitali e coloni; ma ciò non fece perchè al Cairo, nel novembre del 1866, s’incontrò con Pompeo Zucchi, da Cuneo, ch’era al servizio di S. A. Ismail Pascià, ed era figliuolo di Francesco Zucchi capitano istruttore particolare di S. A. Ibrahim Pascià. Il Zucchi disponeva di alquanto capitale, e, approvando pienamente le idee di Stella, fece sì che costui, presi gli opportuni accordi e fatti i contratti con Zucchi medesimo ed altri coloni, ritornasse subito a Sciotel con tre italiani senza venire affatto in Italia 2.
5. Il Zucchi partì dal Cairo verso Sciotel il 1.° Maggio del 1867, e prima di partire inviava al console italiano la seguente richiesta:
- «Ill.mo Signore
In coerenza di quanto le manifestai a voce, oggi alla vigilia della partenza della seconda spedizione della Colonia Italo-Africana da quì a Suez e Massaua per Sciotel, io come capo e Direttore mi faccio un dovere di accompagnarle con la presente, onde vengono conservati e custoditi presso il R. Consolato d’Italia a tutti e per tutti gli effetti di diritto e ragione da valersene in ogni circostanza, i seguenti documenti:
A) L’originale del contratto di fondazione ed istituzione della Colonia Italo-Africana, stipulato fra Zucchi e Giovanni Stella in data 20 Febbraio 1867.
B) L’altro contratto di associazione alla Colonia, in data dello stesso 20 Febbraio 1867, fra Zucchi socio capitalista ed i socî d’opera e d’industria, come risulta dalla quì annessa nota.
C) Contratto fra Zucchi e il Dottore Ferdinando Bonichi, in data 10 Aprile 1867.
D) Contratto fra Zucchi e Giorgio Lifonti, in data 17 Aprile 1867.
E) Contratto fra Zucchi e Alessandro Angioli in data 25 Aprile 1867.
F) L’inventario dettagliato in forma di manifesto, per gli effetti doganali, delle mobilie, suppellettili, stoviglie, armi, munizioni, macchine, dei generi, istrumenti ecc. ecc. il tutto provvisto quì in Cairo e conseguentemente esente da ulteriore dazio per tutto il territorio egiziano.
E ciò fermo stante; la prego a volersi compiacere di rilasciarmi le carte, e legale autorizzazione pel libero passaggio fino alla sede della Colonia in Sciotel, tanto per le persone che per il materiale, che porto meco, all’effetto di usufruire della protezione governativa, a cui ogni cittadino italiano ha diritto.
Mi rassegno ossequiosamente
- Cairo 25 Aprile 1867.
Divotissimo servo
P. Zucchi
6. Con decreto del 27 Aprile il Console, forse legalmente ma certo poco patriotticamente, respingeva tutte le dimande sopra riportate.
Ecco il decreto;
Visto l’atto che precede e considerando:
Che la così detta Colonia Italo Africana fra l’Egitto e l’Abissinia in Sciotel non ha esistenza giuridica:
Che non esiste trattato tra l’Italia e l’Abissinia:
Che la formazione d’una simile Colonia potrebbe esporre le vite dei regnicoli e compromettere lo stato in complicazioni internazionali:
Che niun privato può di sua Autorità ingaggiare od arruolare:
Che gli atti annunziati dei quali si richiede il deposito in questo R.° Consolato contengono fatti contrarii alla Legge.
Per questi motivi
Visto il disposto degli articoli 174, 175, 177, del Codice Penale, 172 della Legge Consolare e 1122 del Codice Civile, e salvo ogni altro provvedimento di Legge, mandiamo respingersi la domanda di deposito degli atti ivi annunziati e notificarsi copia del presente Decreto.
- Cairo li 27 Aprile 1867.
Il Console d’Italia
Firmato - L. Vignale
Ma il coraggioso Zucchi, non ostante la mancanza della protezione da parte delle autorità Italiane, partì cogli altri coloni il 1.° Maggio 1867, e, giunto a Sciotel dopo due mesi, ebbe la soddisfazione di vedere che la piccola colonia era già bene avviata.
7. Stella ed i tre coloni, che aveano preceduto gli altri non aveano perduto tempo; ed aveano costruito delle capanne e case di abitazione nella località scelta per sede della colonia, sotto il monte Zada-Amba, verso ponente, fra due sorgenti perenni di acqua potabile. Aveano preparato e coltivato un orto ad erbaggi, legumi, ed altre verdure, più che sufficienti ai bisogni dei coloni. Aveano pure lavorati molti campi, e alcuni di questi, dell’estensione di oltre cento feddani 3, coltivati a dura e cotone presentavano una rigogliosa vegetazione. Non aveano potuto fare di più, perchè il tempo della seminagione era trascorso, e doveano pensare alla raccolta ed a preparare il terreno per l’anno seguente.
Il P. Stella, con le sue dolci maniere, avea accolto e riunito vicino alla colonia italiana molti indigeni; i quali, ivi ridottisi con le loro famiglie ed i loro armenti, aveano formato un nuovo villaggio all’uso del paese.
8. E poco dopo l’arrivo di Zucchi col resto dei coloni, pervenne a loro l’atto autografo di concessione, da parte del principe Haylù; esso, tradotto in italiano diceva così:
«Che la lettera di Degesmace Haylù: pervenga ai Signori Giovanni Stella e Pompeo Zucchi — Salute in abbondanza — Dio ci conceda d’incontrarci — Siccome voi siete miei amici, così io vi cedo il territorio di Sciotel fino a Tahail, il quale territorio è della mia famiglia ab antiquo — Voi poi avrete l’incarico di proteggere i miei sudditi che discenderanno in detto luogo, come pure farete il vostro possibile per liberare alcuni miei parenti che si trovano prigionieri in Alghedem, cosa di cui vi scongiuro» 4.
Note
- ↑ Issel opera citata pag. 212.
- ↑ Documenti: Vol. II. pag. 40.
- ↑ Ogni feddano, che è misura egiziana, è uguale a m. q. 4200.
- ↑ In Abissinia il capo dell’Avanguardia si chiama Fitaurari, che significa il primo; il Cagnasmace comanda l’ala destra, il Grasmace la sinistra, e il Degien comanda la riserva o retroguardia: Degesmasc poi è il titolo di ogni comandante superiore, e corrisponde al nostro Capitan Generale.