Sciotel/Parte Prima/Capitolo Quarto

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Capitolo Quarto


Sommario. I. Morte di Zucchi e sue conseguenze. — 2. Invio al Mar Rosso della corvetta l’Ettore Fieramosca, comandata dal Bertelli. — 3. Insidie del Munzinger. — 4. Effetti. — 5. Elena Zucchi nata Petrucci ottiene l’invio a Sciotel di Antinori e O. Beccari. — 6. Bonichi cede lo Sciotel all’Egitto. — 7. Supposizioni mie.

Stavano così le cose, ed i nostri italiani, riconosciuto che il capitale di Zucchi era soltanto sufficiente per l’azienda e la coltivazione di un solo podere, cercavano di provvedere; quando a’ 12 Settembre 1867 il povero Zucchi morì di dissenteria, nominando eredi la moglie Elena Petrucci, e la figliuola Emma.

2. La fine di Zucchi, capo della colonia, portò lo sconforto fra i nostri, in modo che molti si allontanarono, e tutti i diritti su Sciotel si concentrarono nel P. Stella, nelle due eredi Zucchi, in Ferdinando Bonichi, ed Alberto Buccianti. Eglino allora si diressero per aiuto al Governo, inviando una [p. 33 modifica]relazione intorno allo Sciotel fatta dal Bonichi ai 15 dicembre 1867 e da me più volte rammentata 1.

2. Il nostro Governo credette conveniente di spedire al mar Rosso la corvetta Ettore Fieramosca, comandata dal Cav. Bertelli e dal Ferro per vedere se era vero quanto asseriva il Bonichi, nella sua relazione, e per studiare il porto di Bendal, che si dicea essere indipendente.

Nel marzo del 1868 il Bonichi s’incontrò con essi a Massaua, e, ritornato allo Sciotel per procurare a quei signori i mezzi di trasporto sino alla Colonia, seppe che il Bertelli era stato improvvisamente richiamato in Italia.

Il Bertelli, prima di partire scrisse al Bonichi che egli credea la Colonia conveniente per l’Italia, e gli raccomandava di non contrarre impegni con chicchessia, ed in particolar modo con alcuni agenti prussiani, che erano sempre attorno al Bonichi. Al Caruana però scriveva d’Alessandria in data 27 aprile 1868 «... Son ben dolente che le cose di Sciotel siano finite in questo modo; sia detto fra noi credo se ne sia immischiata l’Inghilterra... ma siccome non posso assicurarlo piego la testa.»

3. Se era dubio che si fosse immischiata l’Inghilterra, c’era però con certezza un uomo [p. 34 modifica]il quale adoperava ogni sua possa per distruggere il povero Stella e la colonia Italiana.

Sentite ciò che dice l’Issel:

«È una storia lamentevole quella dello Stella. L’influenza che egli avea acquistata coll’abnegazione e il sacrifizio gli valse fiere rivalità ed inimicizie; e nei suoi ultimi giorni, invece di cogliere il guiderdone dovuto alle sue fatiche, si vide fatto segno alla calunnia ed alla persecuzione, fu bandito dal paese che avea tanto beneficato.

Uno degli avversarii del povero Lazzarista, quegli che gli mosse più aspra guerra. fu, mi spiace doverlo dire, un uomo che porta un nome onorato fra i cultori delle scienze geografiche, Werner Munzinger. Io ne fui consapevole solamente dopo il mio ritorno in patria, quando conobbi i documenti, raccolti con scrupolosa diligenza dai miei compagni, sulla vita dello Stella e sulle vicende della colonia italiana da lui fondata 2.

4. «E la nascente colonia italiana? Che ne avvenne? A tale interrogazione, che i lettori stanno per muovermi, risponderò che essa finì dopo vita brevissima e tribolata.

La piccola falange, di ben 30 persone, che avea messo mano nel 1867 ai primi lavori di costruzione e di coltivazione nel territorio di Sciotel, conceduto al padre Stella dal governatore dell’Amasen, si vide ben presto ri[p. 35 modifica]dotta all’impotenza dalla mancanza di capitali e dalla diserzione dei coloni.

Frattanto il Munzinger, osteggiando con ogni sua possa lo Stella, tanto fece, con le sue mene, che gli suscitò molestie e persecuzioni di ogni maniera, finchè il povero missionario, affranto dalle sciagure, finì col soccombere miseramente d’improvvisa malattia il 20 ottobre 1869. Con lui periva anche l’impresa, cui si era con tanto ardore consacrato.

I miei compagni si diedero ogni premura immaginabile per raccogliere documenti e testimonianze riguardanti le vicende e la fine dello stabilimento di Sciotel, ed il Dottore Beccari, tornato in patria, ne espose per filo e per segno una storia imparziale, nella relazione destinata ai suoi mandanti» 3.

Il Professore Beccari, con sua lettera privata, mi assicurava che la sopradetta relazione sarebbe stata pubblicata fra breve, incorporata in una relazione del Marchese Antinori sui Bogos; di fatto si è cominciata a pubblicare nel Bollettino della Società geografica del mese di Giugno scorso. Spero che da essa verrà maggior luce sulle vicende della infelice colonia di Sciotel; io mi contento di aggiungere poche altre notizie per spiegare ciò che riferisce l’illustre prof. Issel.

5. I nostri italiani, prima della morte del [p. 36 modifica]padre Stella, non volendo a qualunque costo abbandonare la colonia, stabilirono ricorrere nuovamente al Governo, ed inviarono in Italia Elena Petrucci moglie di Zucchi.

La Petrucci venne in Italia nel Maggio 1868, ed ai suoi soci dà minuta contezza di ciò che ha fatto per mezzo di lettere del 7, 15 e 17 Maggio, 26 e 27 Giugno da Firenze, e 10 Agosto da Pisa; le lettere sono comprese nel II volume dei documenti.

In esse la Petrucci dice che vide il Ministro degli esteri, il Rattazzi, il Peiroleri, l’Antinori, il Presidente della Società Geografica ed altri molti, i quali tutti approvavano ciò che ella dicea e si offrivano per aiutarla: l’Antinori tra gli altri, dice, che si mostrava entusiasmato. Il Ministro voleva soltanto conoscere minutamente le spese occorrenti, ed era preoccupato dalla necessità di avere un porto indipendente.

E credo che questa sia stata la vera cagione per cui il nostro Governo non fece allora nulla di positivo in Abissinia, la difficoltà cioè di avere un porto indipendente.

Frutto delle pratiche di Elena Petrucci si fu che nel 1870 vennero spediti a Sciotel, per conto del Governo il Marchese Orazio Antinori ed il prof. Odoardo Beccari, con l’incarico di riferire al Governo ed alla Società Geografica di Firenze intorno a quella località; come appare meglio dalla seguente lettera da loro diretta a Bonichi. [p. 37 modifica]

Massaua 12 Aprile 1870.

Pregiatissimo Signor Bonichi.

Dalle lettere che le unisco alla presente e che le invio per mezzo d’un espresso, Ella comprenderà lo scopo della venuta a Massaua del Signor Odoardo Beccari e mia, che è precisamente quello di esplorare il territorio di Sciotel e vedere se è suscettibile di farne una Colonia Italiana, di farne al Governo ed alla Società Geografica residente in Firenze una relazione, di cui ne abbiamo ricevuto speciale incarico. Dal Signor Munziger abbiamo appreso con sorpresa nostra grandissima e con nostro dolore la morte di Padre Stella, la quale oltre alla perdita dell’uomo, il Cielo voglia che non debba molto contribuire alla rovina di un progetto propugnato dalla S. V.ª e da lui con tanta costanza e tanti sacrifizii.

Frattanto comunque sieno per disporsi le cose relative alla detta Colonia, dovendo il mio egregio Compagno ed io dar compimento alla nostra missione a norma di entrambi le dirigiamo la presente per avvisarla del nostro arrivo; per poterci mettere di concerto con la S. V.ª onde provvedere all’occorrente per la nostra venuta costà, alla quale momentaneamente crea un grande imbarazzo il copioso bagaglio che abbiamo, [p. 38 modifica]consistente in provigioni, mercanzie ed altro, ed il caro prezzo dei Camelli necessarii al trasporto del medesimo.

In attesa di un suo cortese riscontro abbiamo l’onore di sottoscriverci.

Devotissimi
O. Antinori O. Beccari 4

Insino a Massaua viaggiarono insieme al prof. Issel, quivi si divisero e proseguirono sino a Keren, dove ebbero varie conferenze col Bonichi, che, dopo la morte di Stella, era rimasto a Sciotel per conservarne il possesso.

6. La loro relazione fu contraria o fu favorevole? O, per dir meglio, fu veramente contraria, ovvero il Governo si mostrò poco disposto a secondare i coloni per le solite opposizioni incontrate nelle solite Potenze?

È un mistero, che forse ci sarà svelato dal Bollettino della Società Geografica, poichè io per ora non posso dire altro che il Bonichi ebbe dal Consolato italiano una risposta assolutamente negativa, come apparisce dal seguente documento. [p. 39 modifica]

Ill.mo Signor Ferdinando Bonichi
in Keren


Le istruzioni che tanto Ella quanto io avevamo sollecitate a suo riguardo dal Real Ministero, il cui invio era stato sospeso come le ho scritto particolarmente, per attendere l’arrivo del Marchese Antinori in Italia, all’approvazione dei cui progetti era stato subordinato, mi sono pervenuti coll’ultimo corriere, e qui appresso mi affretto trascrivergliene per di lei norma il contenuto, onde ella possa provvedere nel senso che crederà più conforme ai suoi proprii interessi.

Il prelodato Real Ministero m’informa d’avere esaminato attentamente la di lei relazione che a mezzo mio Ella gli ha indirizzato. Lo stesso mi partecipa che gli studii già fatti intorno alla materia delle Colonie hanno già escluso in modo assoluto la possibilità di giovarsi della località di Sciotel, per gli scopi che il Governo si prefigge in tale argomento. Che per conseguenza non avrebbero giustificazione sufficiente quei nuovi sacrifizii che si volessero fare per rendere possibile la continuazione di questo stabilimento, al quale trovasi a capo V. S.

Il Ministero rammentato quindi mi ha dato ordine espresso di farle conoscere senza ambagi gli intendimenti che precedono, perchè Ella possa vedere dal punto di vista dei [p. 40 modifica]suoi proprii interessi se le convenga o no di persistere nella di lei intrapresa.

Quello a cui tiene specialmente il R. Ministero si è che Ella non abbia erroneamente a supporre che il Governo del Re possa avere su quello Stabilimento delle viste di qualsiasi genere e possa ancora farle pervenire ora ed in futuro sussidii pecuniarii.

Il Console

De Brunenghi 5

7. E fu allora che egli, stretto dalla necessità e dalle mene del Munzinger, governatore egiziano di Massaua, cedè per iscritto al Governo egiziano i suoi dritti su Sciotel, e per il pagamento di L. egiziane 700 (pari a franchi 18,200) e di altre L. 12 al mese di pensione vitalizia. Ciò avveniva nel 1872; sicchè posso dire che la vera fine della colonia italiana non avvenne con la morte di Stella al 1869, perchè Bonichi continuò a tenere il possesso, ma con la cessione da costui fatta al 1872.

Note

  1. Documenti: Vol. I. pag. 48.
  2. Issel op. cit. pag. 112.
  3. Issel op. cit. pag. 142.
  4. Documenti: Vol. I pag. 66.
  5. Documenti: Vol. I pag. 52.