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II: Grandi pranzi

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II. Grandi pranzi

Gl inviti per un grande pranzo, si inviano almeno quindici giorni prima: il tempo più ristretto, è di otto. L'invito si fa su un cartoncino elegante, [p. 55 modifica]elegantissimamente stampato, coi nomi del padrone e della padrona di casa - sempre prima, il nome del padrone e con uno spazio bianco per iscriverci, a mano, il nome dell’invitato. (Inutile indicare la toilette, solo un cafone non sa come vestirsi, a un grande pranzo: solo un cafone può andarci in abito montante). Sotto, si fanno stampare le lettere: r. s. v. p. Ciò significa: réponse, s'il vous plait. Poiché i posti sono stabiliti, ai grandi pranzi, l’invitato che non vi può intervenire, lo deve far sapere. E si fa sapere, al più presto, perché i padroni di casa debbono poter variare, a tempo, i loro inviti. Nei grandi pranzi, la signora che invita deve essere pronta, e in salone, almeno una mezz’ora prima: inutile soggiungere che ella indossa il suo vestito più elegante da pranzo, con quel décolleté speciale, che serve per tali riunioni, e con molti gioielli. Il marito, o chiunque fa gli onori di casa con lei, anche deve essere in salone, mezz’ora prima dell’ora stabilita. L’invitato che arrivasse proprio mezz’ora prima, fa una figura goffa: bisogna giungere da dieci a quindici minuti più presto, il tempo di lasciar la pelliccia, di scambiare una riverenza, quattro parole, in piedi, niente altro. E non si arriva mai tardi, ai grandi pranzi. Meglio non andarci, se si è fatto tardi, e mandare un telegramma straziante ai padroni di casa. Certo, se l’invito è alle otto, qualche minuto dopo le otto, mentre le coppie si formano, si perde: ma qualche minuto. Per lo più, la padrona di casa presenta a ogni signora, colui che la condurrà a tavola, dandole il braccio: a un certo punto, il marito dà il braccio alla dama più autorevole, la marcia comincia, senza fretta, una coppia distante dall’altra e la padrona di casa, alla fine, con il cavaliere più degno. A tavola, la padrona di [p. 56 modifica]casa ha, a diritta e a sinistra, e così via via, i personaggi più importanti: il padrone di casa, le due signore piu importanti dell invito e così via via. Questo assegnamento di posti implica una grande finezza: è così facile non misurar bene l’importanza di una signora, di un individuo! I nomi sono scritti sovra un cartoncino, posato sul tovagliolo. Ogni posto, oltre la batteria di argenteria, di cristalleria, di piccoli oggetti d’argento di moda inglese, ha un piccolo cavalletto d’argento dove è posato un menu elegantissimo, scritto a mano o acquerellato. Le signore non tolgono, in generale, i lunghi guanti scamosciati: li sbottonano e ne rovesciano la parte che covre la mano, sul polso: il braccio resta coperto. Inutile dire che questi grandi pranzi, appunto per la loro etichetta, la sontuosità dell apparecchio, dei fiori, sono un po’ freddi: la conversazione vi è languida. La padrona di casa dà il segno della fine, alzandosi, ma aspetta che tutti e tutte siano alzati, per riprendere il braccio del suo cavaliere e aprire la marcia verso il salone. Beninteso, che non vi si fuma. Chi fuma, va al fumoir, alcuni, non fumatori, restano a conversare con le signore.