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mamente stampato, coi nomi del padrone e della padrona di casa - sempre prima, il nome del padrone e con uno spazio bianco per iscriverci, a mano, il nome dell’invitato. (Inutile indicare la toilette, solo un cafone non sa come vestirsi, a un grande pranzo: solo un cafone può andarci in abito montante). Sotto, si fanno stampare le lettere: r. s. v. p. Ciò significa: réponse, s'il vous plait. Poiché i posti sono stabiliti, ai grandi pranzi, l’invitato che non vi può intervenire, lo deve far sapere. E si fa sapere, al più presto, perché i padroni di casa debbono poter variare, a tempo, i loro inviti. Nei grandi pranzi, la signora che invita deve essere pronta, e in salone, almeno una mezz’ora prima: inutile soggiungere che ella indossa il suo vestito più elegante da pranzo, con quel décolleté speciale, che serve per tali riunioni, e con molti gioielli. Il marito, o chiunque fa gli onori di casa con lei, anche deve essere in salone, mezz’ora prima dell’ora stabilita. L’invitato che arrivasse proprio mezz’ora prima, fa una figura goffa: bisogna giungere da dieci a quindici minuti più presto, il tempo di lasciar la pelliccia, di scambiare una riverenza, quattro parole, in piedi, niente altro. E non si arriva mai tardi, ai grandi pranzi. Meglio non andarci, se si è fatto tardi, e mandare un telegramma straziante ai padroni di casa. Certo, se l’invito è alle otto, qualche minuto dopo le otto, mentre le coppie si formano, si perde: ma qualche minuto. Per lo più, la padrona di casa presenta a ogni signora, colui che la condurrà a tavola, dandole il braccio: a un certo punto, il marito dà il braccio alla dama più autorevole, la marcia comincia, senza fretta, una coppia distante dall’altra e la padrona di casa, alla fine, con il cavaliere più degno. A tavola, la padrona di


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