Saggio intorno ai sinonimi della lingua italiana/Circostanza - Occorrenza - Occasione - Caso

Circostanza - Occorrenza - Occasione - Caso

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CIRCOSTANZA - OCCORRENZA - OCCASIONE - CASO.


Circostanza è propriamente ciò che stà intorno, da stare, e da circum: detto di città, di paese, questo vocabolo vale quanto i dintorni, le vicinanze, ed indica le cose contigue ad essa città, ad esso paese. Al figurato vale tutto ciò che accompagna un’azione, un fatto, o è uno de’ particolari dell’azione o del fatto, epperò è sempre qualità estrinseca accompagnante; quando diciamo che le circostanze peggiorano, o minorano una colpa, intendiamo delle qualità del [p. 37 modifica]tempo, del luogo, o delle persone, che la rendono più o meno grave.

Occorrenza è bisogna, (avverti bene, o lettore, bisogna, e non bisogno), affare, faccenda, negozio, ed è presa da uno dei significati del verbo occorrere.

Occasione è opportunità di fare o di non far checchessia; e però si adopera talvolta per cagione, in quanto che l’occasione favorevole è il primo motivo di questa o di quell’azione.

Caso, nella sfera d’idee in cui siamo, è vocabolo generico d’ogni fatto, d’ogni azione, d’ogni cosa che sia accaduta, che accada, o che sia per accadere.

Questi quattro vocaboli tanto largamente l’un dall’altro disgiunti, sono pur troppo considerati e adoperati come sinonimi nelle scritture, e manifesti degli odierni amministratori, i quali pongono ridicolosamente circostanza per caso, occasione per occorrenza, e poi si lagnano della povertà della lingua italiana, e della difficoltà dello scrivere italianamente: e non è raro il leggere nelle lettere che si spacciano da’ pubblici uffizii le seguenti frasi prelibate: non dimenticherete all’occorrenza d’informarne il governo: ove sostituendo occorrenza a caso, o [p. 38 modifica]ad occasione si viene a dire la più sudicia cosa del mondo, offrendosi qui spontanea alla mente l’idea d’un significato burlesco della voce, cioè i bisogni naturali del corpo; eccone un’altra: nella fausta circostanza in cui si celebra la festa di ecc. ecc., e qui rigorosamente parlando l’uffiziale idiota dice, che la festa sarà celebrata pel bel tempo, o in un bel sito, in luogo dell’idea sua vera, che era quella d’indicare o l’opportunità, cioè l’occasione di essa festa, o la ricorrenza; altri scrivono francamente: nelle circostanze in cui sono, in cui mi trovo, e e’ voglion dire le occorrenze, le faccende loro, ed in vece dicono che essi dimorano nella tal vicinanza. In somma non farei fine se tutte dovessi chiamare ad esame le sconce improprietà, che risultano dall’uso promiscuo di questi vocaboli. Lasciando ora de’ significati naturali e primitivi di circostanza e d’occorrenza, recapitoliamone i morali, che sono più in uso.

Le circostanze sono gravi o leggiere, aggravanti o attenuanti l’azione che accompagnano, e che abbelliscono o deturpano; epperò si studiano, s'indagano, sì considerano, e si applicano al caso. [p. 39 modifica]

Le occorrenze sono disgustose, pressanti, subite, di poco o di gran momento, e vogliono essere condotte a buon termine; quindi esse occupano, affannano, cruciano, e le si raccomandano altrui, perchè le si spediscano

Le occasioni sono favorevoli o contrarie, belle o brutte, buone o cattive, mature o intempestive, e perciò si aspettano e si colgono o si lasciano passare, o si fuggono.

I casi accaduti giovano a ben provvedere a quelli che potrebbero accadere; ma chi può avvisare a tutti i casi? In questo o quel caso determinato si danno queste o quelle regole, negli altri non v’ha regola migliore della prudenza.