Saggi poetici (Kulmann)/Parte seconda/Il pastore dell'Euripo

Parte seconda - Il pastore del'Euripo

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IL PASTORE DELL’EURIPO


È tutta la marina
     Qui sparsa di rovine
     D’una città famosa.
     Ne’ secoli passati....
     5Ma qual cagion fu mai
     Ch’indusse gli abitanti
     A scegliere lor stanza
     Così vicina al regno
     Infido di Nettuno....
     10Fors’alle turbe loro
     Mancavano le grotte
     Sul comodo pendío
     Dei tanti monti nostri?...
     Ovver della Natura
     15Sprezzando i pronti doni,
     Superbi si ostinaro
     Ad abitar caverne
     Più spazïose ed alte
     Di quelle ch’assegnocci
     20Benigna l’alma madre?...
     Eppur nel duro sasso
     Essi imitaro i fiori,
     Onde spontaneamente
     Natura, all’apparire
     25Dell’alma primavera,
     Le nostre grotte adorna!...
     Oltrepassando, quasi
     Ad onta del Sovrano
     Dei mar, la vasta terra,
     30Ecco, fra l’onde istesse
     Alzaro le fastose
     Nubi-sfidanti case! ...
     Ma subito levossi
     Collo sguardo di foco
     35Il Re dell’oceàno,
     Tre volte col tridente
     Scosse lo suol tremante,
     E qual baleno rapido
     Crollaro con orrendo
     40Rimbombante fragore
     Le moli, sempiterne
     Stimate dagli insani
     Abitatori loro.
     Ricuoprono le sparse
     45Rovine smisurate
     Ampissimo terreno.
     Qual inimica squadra,
     Straripano bentosto
     Dello sconvolto mare
     50I furibondi flutti,
     E, dell’irato Nume
     Esecutor fedeli,
     Dall’imo fondo seco
     Traggono immenso carco
     55Di vile immondo fango,
     Ne cuoprono gli avanzi
     A mezzo, poi sprezzanti
     Ritornano nel mare,
     Lasciando alle venture
     60Etadi monumento
     Terribile dell’ira
     Dei provocati Numi...
(Egli canta)
Mi sto, nell’antro mio,
     Difeso nella state
     65Dall’igneo sol, nel verno
     Dal rigoroso gel.

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Per quanto il mar s’infurii,
     Non giunge a quest’altezza;
     E ’l fulmine si spegne
     70Pria di venirne a me.

Dov’io lo sguardo volga,
     Dovunque miro intorno
     Di che nutrir appieno
     La mandra ed il pastor.

75Qui colle rosee guance
     Il grato pomo invita,
     Là mi ride la pera
     Più dolce assai del miel.

Indora là ’l mughetto
     80La placida pianura,
     Di porpora si veste
     Qui l’erto monticel.

Fiorisce nelle valli
     La vezzosetta rosa,
     85Sull’alte cime nostre
     Fiorisce la beltà.

Chi misurarsi puote
     Con noi nel dolce canto?
     Chi nel suonar il flauto
     90O nel danzar si può?

All’ore ratte e liete
     D’un bel mattino estivo
     Assomigliar si ponno
     Di nostra vita i dì.

95E se tranquillo e placido
     L’ultimo dì s’appressa:
     Noi l’accogliam con gioja,
     Perchè ne guida al ciel.