Saggi poetici (Kulmann)/Parte seconda/Delfinio

Parte seconda - Delfinio

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Parte seconda - Origine del flauto Parte seconda - Il pastore dell'Euripo
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DELFINIO


Coro di Donzelle
          Porgete, o vaghe Dive,
          Al canto nostro orecchio:
          Voi che qui l’onde vostre
          Uniste in fiumicel;

          5E ne copriste ’l lido
          Con dense ombrose piante,
          A sciagurate un porto,
          Alle pudiche un vel.

          Dive, accogliete omai
          10Le povere corone,
          Che timorosa e supplice
          Appende nostra man.
Una delle Donzelle
Compagne, non giungete
     Fin dove ’l fiumicello
     15Sboccando va nel mare!
     Per quanto cheto e chiaro
     Il mar, di qui, ne sembri,
     Troppo egli è periglioso.
     Se il desio ne venisse
     20Di girne invers’al mare,
     Ei con ingorda fauce
     C° inghiottirebbe, e tosto:
     Così del sole estivo
     Ai caldi rai giacendo,
     25Avvolto in aurei giri,
     Il traditor serpente
     Alletta l’usignuolo
     Dagli armoniosi accenti:
     L’augello senza tema
     30Alcuna vola al mostro,
     E vittima perisce
Ognor dinanzi agli occhi
     Mi sta quella fanciulla
     (Più volte raccontommi
     35L’avventura la madre)
     Che, d’ogni avviso amico
     Ridendosi, più volte
     Oltrepassò nuotando
     La fila degli scogli
     40Sotto l’acqua nascosti,
     Che chiudono la via
     Del fiumicello al mare.
     Un dì la temeraria
     Da un orrido Tritone,
     45Che di repente emerse
     Dall’onde chete, ad onta
     Delle strida e del pianto,
     Fu strascinata al fondo
     Delle acque: le tremanti
     50Di lei compagne tutte
     Videro con spavento
     Il capo, d’alga cinto
     E carco di conchiglie
     Dell’orrido Tritone.
55Di più l’avo narrommi,
     Ch’essendo ancor fanciullo,
     Un dì furtivamente
     Egli solingo venne
     A questo fiumicello,
     Ed imitò nuotando
     Il modo de’ compagni
     Di sua etade maggiori.
     Sull’acqua sostenuto
     Da un fascio d’alti giunchi,
     Fidossi l’imprudente,
     Del nuoto ignaro, al ratto
     Ed inegual corrente,

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     E, de’ nascosti scogli
     Passata la catena,
     70Entrò nell’alto mare.
Ecco, improvvisamente
     Sciogliesi il debil laccio
     Che riunisce i giunchi,
     Ed egli a poco a poco
     75Discende, ognor più basso,
     In sen all’oceàno.
     Qui vede con isquame
     Aurate un pesce, ratto
     Qual momentaneo lampo,
     80Mostrarsi e disparire;
     Là scorge nero e lordo
     Gambero smisurato,
     Che pigramente lento
     Si muove e quasi mai
     85Non cangia luogo... Ahi! presso
     A lui passò tremendo
     Aquatico serpente!
     Ben tre volte beato,
     Che l’idra non lo scorse!...
     90Di subito si spiega
     Innanzi agli occhi suoi
     Con abbagliante, immenso
     Splendore inusitato
     La reggia di Nettuno.
     95Un portico l’adorna
     Composto di tre file
     Di colossali e terse
     Colonne di cristallo
     Verdiccio, roseo e giallo,
     100Che alternano fra loro.
     È l’atrio tutte perle;
     Riflettono le stanze
     Tutti i color diversi
     Della cangiante opala.
     105Nettuno ed Anfitrite
     Seggono in alto soglio
     Di lucido smeraldo:
     S’affollano d’intorno
     E Tritoni e Nereidi
     110In variopinte foggie.
     Dietro all’immensa reggia
     Spazïosi s’estendono
     Mirabili giardini,
     Che abbondano di fiori
     115E leggiadri e novelli,
     Ignoti all’abitante
     Della superba terra;
     Abbondano di larghi
     Alberi di corallo
     120Dai belli e vaghi frutti
     Vermigli ed azzurrini.
     È coperta ogni via
     Da piccole conchiglie
     D’ogni forma: fregiato
     125È l’uno e l’altro lato
     Da capricciose piante,
     Cui dà vita il ferace
     Letto del mar profondo.
     Ma ’l limitar dell’ampio
     130Giardino e della reggia
     Circondano migliaja
     D’informi e varj mostri
     Con adunche le zampe
     E colle aperte gole.
135Il misero fanciullo
     Era tra vivo e morto,
     Quando ratto un Delfino,
     Dell’uomo sempre amico,
     Innanzi fassi a lui
     140E, presolo sul dorso,
     Rimonta alle superne
     Tranquille e limpid’acque,
     E sul securo lido
     Pian piano lo depone.
145I genitori alzarono
     Riconoscenti il tempio
     Ch’è là vicino al mare,
     E ’l sacro suo ricinto
     E l’ombroso mirteto
     150Nominaro Delfinio
     Da chi salvò la prole.