Saggi poetici (Kulmann)/Parte seconda/Elice

Parte seconda - Elice

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Parte seconda - Natura ed arte Parte seconda - Origine del flauto
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ELICE


Coro di Pastori
               Grazie rendete ai Numi
               Per ogni dono lor:
               Ed alle preci vostre
               Si piegheranno ognor.

               5Delle ecatombi opime
               Non curano l’odor,
               Ma piace lor sincera
               Pietà di grato cor.

               Odian lo sconoscente
               10Che di favor colmar,
               L’abbassano sdegnati
               Vieppiù che già l’alzar.
Il Viaggiatore
Mostratemi, o pastori,
     Qual è la via che guida
     15Ad Elice spaziosa
     Dall’alte ed auree torri?
     Per quant’io so non deve
     Esser di qui lontana.
Ma perchè mai l’un l’altro
     20E di stupore in atto
     Vi mirate tacendo?
     Siete forse stranieri,
     Giunti col gregge or’ora?
Uno dei Pastori
Oimè fosse pur vero,
     25Che stranieri or or giunti
     Veduta non avessimo
     Elice rovinar:
     Là ’ve biancheggia l’onda,
     Testè, nel suo splendore
     30Dell’almo sol rivale,
     L’alta Nettunia prole,
     Elice torreggiava...
Colle ricchezze sue
     Patrasso, Egio, Bolina
     35E tutte l’altre amene
     E splendide cittadi,
     Vicine al mar, vincendo,
     Pomposa qui brillava
     Elice, dal Sovrano
     40Dell’ocean fondata.
     Egli, non rade volte
     Suo caro ed opulento
     Corinto abbandonando,
     Premuroso veniva
     45A visitar l’amata
     Elice sorprendente;
     Ne’ cui dorati tempj
     Ed olezzanti boschi
     Con gioja dimorava.
     50Ei sempre con novello
     Piacer vedea nel porto
     Sua colossale immagine,
     Incomparabil opra.
     Sovente quando i flutti,
     55Dall’aquilon commossi,
     Batteano con furore
     Le spazïose mura
     Della città diletta;
     Dell’oceano il Sire,
     60Armato del tridente

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     Terribile, vedeasi
     Rispingere sdegnato
     Gli ammonticchiati flutti.
Ma i cittadini d’Elice,
     65Del favore del Nume
     Benefico abusando,
     Lasciaro per incuria
     Cadere a poco a poco
     Il tempio di Nettuno
     70Preservator del porto.
Ed ecco, repentino
     Furor s’impadronisce
     Dell’oltraggiato Nume.
     Questa volta conduce
     75Egli medesmo l’onde
     In minaccianti schiere
     Al furibondo assalto.
     Mentr’esse impetuose
     Ascendono le mura,
     80Ei col tridente spezza
     A replicati colpi
     I ferrei fondamenti
     Della cittade odiosa,
     Distaccala dal lido,
     85E al fin con piè sprezzante
     La spinge nell’abisso.....
Talvolta quando l’onda
     Dal vento non commossa;
     In dolce sonno giace;
     90L’ardito pescatore,
     Per compiacer viandanti
     Da lontano venuti,
     S’inoltra in lieve barca
     Là ’ve testè splendeva
     95L’alta città superba.
     E veggono, sospesi
     Tra maraviglia e orrore,
     In seno all’onde chiare,
     Della città distrutta
     100Le lunghissime mura,
     Gli immensi aurati tetti,
     Moltissime colonne
     Disperse od ammassate,
     E la finora stante
     105Immago minacciosa
     Dell’alto Re de’ mari.