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     Terribile, vedeasi
     Rispingere sdegnato
     Gli ammonticchiati flutti.
Ma i cittadini d’Elice,
     65Del favore del Nume
     Benefico abusando,
     Lasciaro per incuria
     Cadere a poco a poco
     Il tempio di Nettuno
     70Preservator del porto.
Ed ecco, repentino
     Furor s’impadronisce
     Dell’oltraggiato Nume.
     Questa volta conduce
     75Egli medesmo l’onde
     In minaccianti schiere
     Al furibondo assalto.
     Mentr’esse impetuose
     Ascendono le mura,
     80Ei col tridente spezza
     A replicati colpi
     I ferrei fondamenti
     Della cittade odiosa,
     Distaccala dal lido,
     85E al fin con piè sprezzante
     La spinge nell’abisso.....
Talvolta quando l’onda
     Dal vento non commossa;
     In dolce sonno giace;
     90L’ardito pescatore,
     Per compiacer viandanti
     Da lontano venuti,
     S’inoltra in lieve barca
     Là ’ve testè splendeva
     95L’alta città superba.
     E veggono, sospesi
     Tra maraviglia e orrore,
     In seno all’onde chiare,
     Della città distrutta
     100Le lunghissime mura,
     Gli immensi aurati tetti,
     Moltissime colonne
     Disperse od ammassate,
     E la finora stante
     105Immago minacciosa
     Dell’alto Re de’ mari.