E, de’ nascosti scogli
Passata la catena, 70Entrò nell’alto mare.
Ecco, improvvisamente
Sciogliesi il debil laccio
Che riunisce i giunchi,
Ed egli a poco a poco 75Discende, ognor più basso,
In sen all’oceàno.
Qui vede con isquame
Aurate un pesce, ratto
Qual momentaneo lampo, 80Mostrarsi e disparire;
Là scorge nero e lordo
Gambero smisurato,
Che pigramente lento
Si muove e quasi mai 85Non cangia luogo... Ahi! presso
A lui passò tremendo
Aquatico serpente!
Ben tre volte beato,
Che l’idra non lo scorse!... 90Di subito si spiega
Innanzi agli occhi suoi
Con abbagliante, immenso
Splendore inusitato
La reggia di Nettuno. 95Un portico l’adorna
Composto di tre file
Di colossali e terse
Colonne di cristallo
Verdiccio, roseo e giallo, 100Che alternano fra loro.
È l’atrio tutte perle;
Riflettono le stanze
Tutti i color diversi
Della cangiante opala. 105Nettuno ed Anfitrite
Seggono in alto soglio
Di lucido smeraldo:
S’affollano d’intorno
E Tritoni e Nereidi 110In variopinte foggie.
Dietro all’immensa reggia
Spazïosi s’estendono
Mirabili giardini,
Che abbondano di fiori 115E leggiadri e novelli,
Ignoti all’abitante
Della superba terra;
Abbondano di larghi
Alberi di corallo 120Dai belli e vaghi frutti
Vermigli ed azzurrini.
È coperta ogni via
Da piccole conchiglie
D’ogni forma: fregiato 125È l’uno e l’altro lato
Da capricciose piante,
Cui dà vita il ferace
Letto del mar profondo.
Ma ’l limitar dell’ampio 130Giardino e della reggia
Circondano migliaja
D’informi e varj mostri
Con adunche le zampe
E colle aperte gole. 135Il misero fanciullo
Era tra vivo e morto,
Quando ratto un Delfino,
Dell’uomo sempre amico,
Innanzi fassi a lui 140E, presolo sul dorso,
Rimonta alle superne
Tranquille e limpid’acque,
E sul securo lido
Pian piano lo depone. 145I genitori alzarono
Riconoscenti il tempio
Ch’è là vicino al mare,
E ’l sacro suo ricinto
E l’ombroso mirteto 150Nominaro Delfinio
Da chi salvò la prole.