Saggi poetici (Kulmann)/Parte prima/La rosa
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LA ROSA
Un dì fra sè Ciprigna
Dicea: «Se già Prometeo
Potè con vile argilla
L’uomo crear, e l’anima
5A lui donar con fiamma
Tolta all’eterea sede;
Perchè non condurrei,
Io figlia del gran Giove,
A desïata fine
10Un simile disegno?
Non vidi io spesse volte
Lo sposo trasformare,
Mediante il fuoco e l’arte,
Rozzissime sostanze
15In placide figure,
Di vita e senno piene?
Or se riesce a lui
D’illudere lo sguardo
Con opere divine;
20Perchè, possente Nume
Della beltà, sol io
In van lo tenterei?»
E nel momento istesso
Ella sen va togliendo
25Alle api numerose
Della fiorita Rodi
La cera la più pura,
Con nettare la mesce,
L’impasta e l’apparecchia.
30Colle divine mani.
Seco prende i colori,
Che le donò l’Aurora,
E se ne va nel chiuso
E vasto suo giardino.
35Colà, seduta in riva
D’un limpido laghetto,
Copiando l’ombra sua,
Che splende come in speglio,
Ad imitar si pose
40Nell’ubbidiente cera
La vaga e lieta fronte,
Le maestose ciglia
Vezzosamente arcate,
Il seducente sguardo,
45Le guancie morbidette,
Le tumidette labbia,
Molle nido d’Amore,
E l’ondeggiante e lunga
Sua foltissima chioma,
50Che a lei scherzando cade
Sovra le nivee spalle,
Qual ampio manto d’oro.
Sta il lusinghier ritratto
Innanzi a Citerea,
55Che nel paragonarlo
A quello che risplende
Nell’umido cristallo,
Rimane lungamente
Sospesa ed indecisa,
60A qual dar preferenza,
Tant’egli rassomiglia.
La Diva alfine appressa
Le labbra creatrici
All’immobile bocca
65Per inspirarle vita.
Ma veggonsi talvolta
Anche gli Dei delusi.
Il Fato non concede
Alla Diva di Pafo
70Di dar vita alla Donna.
Ma qual non fu sua doglia
Veggendo quel bel corpo
Cangiarsi in uno stelo
Scabroso e disameno,
75La bionda e folta chioma
In verdi e fosche foglie;
E invece della testa
Spuntar immantinente
Un fiore, ma di forma
80Sì vaga e di colori
Sì lusinghieri e vivi,
Di odor così soave,
Che non potè, malgrado
L’affanno suo, la Dea
85Rattenere un sorriso
Dolcissimo, da poi
Che inopinatamente
Creatrice si vide
Dell’alma e lieta Rosa.