Rimes Ladines/Prefazione

Prefazione

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Rimes Ladines 1

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A mi Pérĕ e mia òma

[p. 3 modifica]Il linguaggio comune, di cui gli abitanti d’una medesima terra si servono per parteciparsi vicendevolmente i loro quotidiani bisogni e gli intimi sensi dell’animo, è certamente il bene più prezioso, che essi posseggano, e il movente più forte, che li avvicina e tiene uniti. Fu appunto in primo luogo il sentimento dell' importanza del proprio idioma pel vivere sociale del paese natio, rafforzato dall’amore di abbellire quanto è intimamente collegato colla propria esistenza, quello, che mosse in ogni tempo e presso tutte le popolazioni una schiera di eletti ingegni a studiare a fondo la favella, in cui essi impararono dapprima a pensare, ad arricchirla di elementi appresi nel contatto con altre popolazioni o nello studio di lingue più colte, ad abbellirla di bei modi ed a conservare e diffondere i risultati dei loro studi mediante scritti ed opere stampate. Non solo le lingue così dette classiche e quelle che si parlano da intere nazioni contano fin dal loro nascere una lunga serie di scrittori; anche i dialetti parlati quà e là da alcune popolazioni offrono quasi sempre, a chi si fa ad indagarne la storia, un buon numero di componimenti scritti di argomento per lo più popolare, e nei primordi quasi esclusivamente di natura poetica, che fanno fede degli sforzi di alcuni di rendersi accetti ai loro compatriotti, rendendo accessibili ai medesimi i risultati dei propri studi e della propria esperienza e contribuendo cosi a ravvivare in loro l’amore della propria favella.

Nulla al contrario di quanto rinviensi altrove ci offre il passato dell idioma, che si parla nelle valli ladine orientali, ed anco il quadro che lo stesso ci presenta oggidì, in un’epoca, in cui non solo le due lingue di confine sono in fiore, ma neppure si da, può dirsi, in Germania ed in Italia dialetto alcuno, che non abbia la sua piccola litteratura più o meno ricca, e ben [p. 4 modifica] desolante specialmente se si considera, che le origini di questo idioma risalgono per lo meno fino ai primordi delle altre lingue romane e che perfino il dialetto ladino affine, parlato nel paese svizzero de’ Grigioni, conta già da gran tempo un buon numero di opere popolari.

Non mancarono e vero in tempi più rimoti anche nelle valli ladine orientali i racconti dei cavalieri del medioevo, di cui veggonsi tuttodì in varie parti castelli diroccati, delle sfide o delle cacce, le favole delle streghe e degli incantesimi ed altre invenzioni superstiziose, i ricordi delle guerre, specialmente di quelle napoleoniche, e tante altre memorie divenute altrove soggetto di canzoni e di poesie popolari, come ne fanno testimonianza le storie che si raccontano ancor oggi dalle vecchierelle ladine, ma nessuno scritto in dialetto ladino, nè in poesia nè in prosa, ci ricorda l’impressione fatta su quelle popolazioni dalle condizioni e dagli avvenimenti dei tempi passati. Ne ciò deve recar meraviglia, se ben si considerano le condizioni del suolo ed il tenore di vita de’ suoi abitanti. In ogni parte monti altissimi e vie gran parte dell’anno quasi impraticabili li separano ed isolano per così dire non solo dai popoli confinanti, ma ben anco fra di loro; un terreno povero e poco fecondo li condanna ad arduo e quotidiano lavoro, e la quasi totale mancanza di superflui prodotti agricoli ed industriali toglie loro il mezzo di stringere relazioni commerciali code popolazioni vicine; lo studio fu qui sempre un lusso incognito e si riduce ancor oggi ai primi rudimenti del leggere, dello scrivere e del conteggiare e ciò in gran parte in una lingua, che non ha coll’idioma parlato la menoma affinità e che perciò ad onta delle fatiche immense impiegate nell’istruzione tanto da parte del corpo insegnante quanto dal lato della scolaresca non può produrre per cosi dire frutto scientifico di sorta 1; il resto della vita si consuma in lavori contadineschi. [p. 5 modifica] Un tale stato di cose, durante già da secoli e secoli, e tutt’altro che favorevole alla coltura delle Muse ed e ben naturale quindi, che a nessuno fin qui sia caduto in mente di dedicarsi alio studio del proprio dialetto, di cui nella scuola non ha mai sentito parlare. Quei pochi componimenti poetici, che oso qui dare alla luce, in continuazione a quegli altri in prosa già stampati2, sono il prodotto delle mie poche ore d’ozio e mi vennero scappando di tempo in tempo dalla penna, quando cercai un sollievo da cure maggiori nel fantasticare nel dialetto natio a me tanto caro. Mi studiai di farli il meno imperfetti possibile ed ebbi unicamente di mira il dialetto dei miei compaesani. Ad alcuni dei medesimi ci aggiunsi una versione italiana nella speranza di rendermi utile in tal maniera ai miei cari compatriotti. Anche il metodo di scrivere i vocabili qui adottato, il quale si scosta in alcuni punti da quello osservato nelle operette precedenti, lo ritengo per un perfezionamento nella via da me finora battuta. Ai versi es elusivamente di mia invenzione fanno seguito, in fine dell’opuscolo, alcuni indovinelli, lavoro del rev. Don M. Declara, rapito troppo presto dalla morte all’amore delle mie vallate; mi permisi solo di aggiungerei la versione italiana. — Sarei ben felice, se questo mio tenue lavoro potesse contribuire in qualche modo ad abbellire ai miei bravi Ladini le poche ore di sollievo, concesse loro dopo le ardue fatiche dei campi!

  1. ) L ecc. i. r. Ministero dell’Istruzione pubblica in seguito alle reiterate istanze delle Comuni ladine con decreto di data recente leva almeno in parte le difficoltà nell’insegnamento delle scuole ladine, ordinando che alcune ore dell’istruzione scolastica venissero impiegate pell’insegnamento della lingua italiana.
  2. Proverbi, Tiadizioni ed Aimeddoti delle valli ladine oriental] con versione italiana. Innsbruck. Wagner 1881.