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Il linguaggio comune, di cui gli abitanti d’una medesima terra si servono per parteciparsi vicendevolmente i loro quotidiani bisogni e gli intimi sensi dell’animo, è certamente il bene più prezioso, che essi posseggano, e il movente più forte, che li avvicina e tiene uniti. Fu appunto in primo luogo il sentimento dell' importanza del proprio idioma pel vivere sociale del paese natio, rafforzato dall’amore di abbellire quanto è intimamente collegato colla propria esistenza, quello, che mosse in ogni tempo e presso tutte le popolazioni una schiera di eletti ingegni a studiare a fondo la favella, in cui essi impararono dapprima a pensare, ad arricchirla di elementi appresi nel contatto con altre popolazioni o nello studio di lingue più colte, ad abbellirla di bei modi ed a conservare e diffondere i risultati dei loro studi mediante scritti ed opere stampate. Non solo le lingue così dette classiche e quelle che si parlano da intere nazioni contano fin dal loro nascere una lunga serie di scrittori; anche i dialetti parlati quà e là da alcune popolazioni offrono quasi sempre, a chi si fa ad indagarne la storia, un buon numero di componimenti scritti di argomento per lo più popolare, e nei primordi quasi esclusivamente di natura poetica, che fanno fede degli sforzi di alcuni di rendersi accetti ai loro compatriotti, rendendo accessibili ai medesimi i risultati dei propri studi e della propria esperienza e contribuendo cosi a ravvivare in loro l’amore della propria favella.

Nulla al contrario di quanto rinviensi altrove ci offre il passato dell idioma, che si parla nelle valli ladine orientali, ed anco il quadro che lo stesso ci presenta oggidì, in un’epoca, in cui non solo le due lingue di confine sono in fiore, ma neppure si da, può dirsi, in Germania ed in Italia dialetto alcuno, che non abbia la sua piccola litteratura più o meno ricca, e ben