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Un tale stato di cose, durante già da secoli e secoli, e tutt’altro che favorevole alla coltura delle Muse ed e ben naturale quindi, che a nessuno fin qui sia caduto in mente di dedicarsi alio studio del proprio dialetto, di cui nella scuola non ha mai sentito parlare. Quei pochi componimenti poetici, che oso qui dare alla luce, in continuazione a quegli altri in prosa già stampati1, sono il prodotto delle mie poche ore d’ozio e mi vennero scappando di tempo in tempo dalla penna, quando cercai un sollievo da cure maggiori nel fantasticare nel dialetto natio a me tanto caro. Mi studiai di farli il meno imperfetti possibile ed ebbi unicamente di mira il dialetto dei miei compaesani. Ad alcuni dei medesimi ci aggiunsi una versione italiana nella speranza di rendermi utile in tal maniera ai miei cari compatriotti. Anche il metodo di scrivere i vocabili qui adottato, il quale si scosta in alcuni punti da quello osservato nelle operette precedenti, lo ritengo per un perfezionamento nella via da me finora battuta. Ai versi es elusivamente di mia invenzione fanno seguito, in fine dell’opuscolo, alcuni indovinelli, lavoro del rev. Don M. Declara, rapito troppo presto dalla morte all’amore delle mie vallate; mi permisi solo di aggiungerei la versione italiana. — Sarei ben felice, se questo mio tenue lavoro potesse contribuire in qualche modo ad abbellire ai miei bravi Ladini le poche ore

di sollievo, concesse loro dopo le ardue fatiche dei campi!

  1. Proverbi, Tiadizioni ed Aimeddoti delle valli ladine oriental] con versione italiana. Innsbruck. Wagner 1881.