Rime varie (Alfieri, 1912)/XLIX. La sua donna è di nobile sangue, ma più brilla per le proprie virtù

XLIX. La sua donna è di nobile sangue, ma più brilla per le proprie virtù

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XLIX. La sua donna è di nobile sangue, ma più brilla per le proprie virtù
XLVIII. Alla malinconia L. È privo di notizie della sua donna, e se ne dispera

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XLIX [xlvi].1

La sua donna è di nobile sangue,

ma piú brilla per le proprie virtú.

Alta è la fiamma che il mio cuor consuma;2
Ma chiarità di sangue non è sola3

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Cagion, per cui con sí robusta piuma
4Donna su l’altre come aquila vola.4
Di propria luce in suo chiaror si alluma5
Questa mia stella, e non d’altrui l’invola:6
E par quanto piú splende e men presuma,
8Tale a beltà fa di modestia stola.7
Semplice e piana,8 d’onestà s’infiora;
Suo dolce dir, senz’arte è lusinghiero;
11Fra il labro e il cor piena concordia ognora:
E quel suo, di lei sola, umile-altero
Atto, che alletta, affrena ed innamora....
14E ne son io diviso?.... Ed io non pero?


Note

  1. Nel ms.: «Milano, a dí 6 luglio» [1783].
  2. 1. La mia donna, intendasi, è di illustre lignaggio; essa infatti nacque da Adolfo, principe di Stolberg-Gedern, e da una principessa della casa di Hornes.
  3. 2. Chiarità di sangue, limpidezza, purità: l’A., nonostante il suo disprezzo giovanile per la nobiltà, all’essere nobile annetteva grande importanza; nel 1796, scriveva al Marchese Alberto Alfieri di Sostegno: «Non ho mai né amata, stimata la nobiltà del sangue, quanto da che sono convinto dai fatti ch’ella è un ottimo distintivo per farsi conoscere diversi realmente dagli altri, e massimamente nell’oppressione e contrarietà di fortuna»: al principio della satira I Grandi scriveva ancóra:
    — Vano è il vanto degli Avi. In zero il nulla
    Torni; e sia grande chi alte cose ha fatte,
    Non chi succhiò gli ozi arroganti in culla.
    — Ma, se prod’uom, di prodi figlio, intatte
    Le avite glorie, anzi accresciute, manda
    Ai figli suoi; questo è splendor che abbatte
    L’oscuro volgo, e tacito comanda
    Ch’altri dia loco al doppio merto, e ceda,
    Ch’ivi fia il contrastare, opra nefanda.
    E vegg. anche l’introduzione dell’Autobiografia.
  4. 4. Dante, Inf., IV, 96.
  5. 5. S’alluma, s’illumina, risplende.
  6. 6. E non d’altrui l’invola, e non prende luce da altri pianeti.
  7. 7-8. Intendasi: e par che quanto piú essa risplende tanto meno presuma di sé, tal riparo fa alla bellezza con la sua modestia.
  8. 9. Semplice e piana: ricorda il dantesco (Inf., II, 56): «soave e piana».