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64 | rime varie |
Cagion, per cui con sí robusta piuma
4Donna su l’altre come aquila vola.1
Di propria luce in suo chiaror si alluma2
Questa mia stella, e non d’altrui l’invola:3
E par quanto piú splende e men presuma,
8Tale a beltà fa di modestia stola.4
Semplice e piana,5 d’onestà s’infiora;
Suo dolce dir, senz’arte è lusinghiero;
11Fra il labro e il cor piena concordia ognora:
E quel suo, di lei sola, umile-altero
Atto, che alletta, affrena ed innamora....
14E ne son io diviso?.... Ed io non pero?
L [xlviii].6
È privo di notizie della sua donna, e se ne dispera.
Che mai sarà? quel solo mio conforto
Di tue angeliche note in breve foglio,
Ch’io sempre aspetto, e ognor ricever soglio
4Oggi non giunge, e il dí secondo è sorto.
A che piú tardo omai? che piú sopporto
L’orrida vita in sí mortal cordoglio?
Tre soli giorni ancor sospender voglio;7
8E poi saprai che il viver tuo mi ha morto.8
Che mai sarà? forse al dolor vorace
Che stempra9 il viver nostro a lento foco,
11Egro il tuo fianco in letto rio soggiace?
Oh, quanti dubbi! Oh quai terrori han loco
Nel cor, donde già in bando era ogni pace!
14Se son veri, or mi avanza a temer poco.10
- — Vano è il vanto degli Avi. In zero il nulla
- Torni; e sia grande chi alte cose ha fatte,
- Non chi succhiò gli ozi arroganti in culla.
- — Ma, se prod’uom, di prodi figlio, intatte
- Le avite glorie, anzi accresciute, manda
- Ai figli suoi; questo è splendor che abbatte
- L’oscuro volgo, e tacito comanda
- Ch’altri dia loco al doppio merto, e ceda,
- Ch’ivi fia il contrastare, opra nefanda.
- ↑ 4. Dante, Inf., IV, 96.
- ↑ 5. S’alluma, s’illumina, risplende.
- ↑ 6. E non d’altrui l’invola, e non prende luce da altri pianeti.
- ↑ 7-8. Intendasi: e par che quanto piú essa risplende tanto meno presuma di sé, tal riparo fa alla bellezza con la sua modestia.
- ↑ 9. Semplice e piana: ricorda il dantesco (Inf., II, 56): «soave e piana».
- ↑ Nel ms.: «Milano, in Duomo, 23 luglio, [1783]».
- ↑ 7. Attendere prima di darmi la morte.
- ↑ 8. Morto, ucciso.
- ↑ 10. Stempra, distrugge.
- ↑ 14. Se i miei dubbi han fondamento di verità, poco mi resta di vita.
trarietà di fortuna»: al principio della satira I Grandi scriveva ancóra: