Rime varie (Alfieri, 1912)/XIX. Gli piace il volto, e più ancora l'animo della sua donna

XIX. Gli piace il volto, e più ancora l'animo della sua donna

../XVIII. Amò altre volte, ma senza che Amore gli ispirasse nulla di buono ../XX. Che dirà quando si troverà alla presenza di Dio IncludiIntestazione 18 settembre 2021 75% Da definire

XIX. Gli piace il volto, e più ancora l'animo della sua donna
XVIII. Amò altre volte, ma senza che Amore gli ispirasse nulla di buono XX. Che dirà quando si troverà alla presenza di Dio

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XIX [xxxiv].1

Gli piace il volto, e piú ancora l’animo della sua donna.

O leggiadro, soave, e in terra solo,
Viso che in ciel s’invidieria fors’anco;2
A dir di te il mio stil vieppiú vien3 manco,
4Tal4 sovr’ogni beltade innalzi il volo:
Già tue angeliche forme infra lo stuolo
Posto m’avean di quei, che il viver franco5
Non chiaman vita; e il trar dall’egro fianco

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8Sospiri ognora, non l’estiman duolo.6
Che fu poi quando sotto tali spoglie
Sí schietto un cor, cosí sublime un’alma7
11Trovai, discesa dall’eteree soglie?
Oh quanto men di mia terrestre salma
Carco vado, in amar donna che coglie,8
14Pria di virtú, poi di beltà la palma!


Note

  1. Anche questo sonetto è del 1778.
  2. 1-2. Reminiscenza, forse, dei versi di Dante nel canto di S. Francesco:
    La sua mirabil vita
    Meglio in gloria del ciel si canterebbe.
  3. 3. Vieppiú vien, dà cattivo suono.
  4. 4. Tal, tanto.
  5. 6. Franco, libero: il Petrarca, nel Trionfo della Morte (I, 136):
    Nessun di servitú giammai si dolse
    Com’io di libertà....
    e in Rime, LXXXIX:
    Donne mie, lungo fora a ricontarve
    Quanto la nova libertà m’increbbe.
  6. 8. Il lo di questo verso è pleonastico.
  7. 10. Prima, Clelia Tomei-Finamore, pubblicando alcune lettere della Contessa d’Albany (in Rivista abruzzese, 1892, II, 60 segg.), poi il Bertana), nella cit. sua opera intorno all’A., han dimostrato, in maniera ormai indubitabile, che il cuore della Signora non era tanto schietto né l’anima sua cosí sublime. — Per il concetto, confrontinsi questi versi con i segg. di Fulvio Testi:
    Aver d’ebano il ciglio, e d’oro il crine,
    Gli occhi di fuoco, il sen di neve, i labri
    D’animati cinabri,
    Di perle i denti orientali e fine,
    Vostri titoli son; v’amo per loro:
    Per la virtú non v’amo no, v’adoro.
  8. 12-13. Quanto mi è meno grave il peso del mio involucro corporeo!