Rime varie (Alfieri, 1912)/LXXX e LXXXI. Trionfo d'amore

LXXX e LXXXI. Trionfo d'amore

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LXXX e LXXXI. Trionfo d'amore
LXXIX. Piaceri senesi LXXXII. Capitolo a Francesco Gori Gandellini, su la custodia dei cavalli

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LXXX [cxiii]. e LXXXI [cxvi].1

Trionfo d’amore.

Amore, Amor, godi, trionfa, e ridi,
Tristo fanciul d’ogni malizia albergo;
Spezzato alfin m’hai di ragion l’usbergo,2
4E vincitore a tuo piacer mi guidi.
Già da molti anni entro il mio cor ti assidi,
Ove signor, ma amico in un,3 ti albergo:
Ed or mi assali (ahi traditor!) da tergo?
8M’involi l’arme, indi a pugnar mi sfidi?
Tacito patto era tra noi finora,
Che il mio esigilo4 dai begli occhi sereni
11Io soffrirei per molte lune ancora:
Ma tu, vero Signor,5 patti non tieni
Col tuo minor; troppa clemenzia fora;
14E de’ tuoi falli il biasmo ad altri ottieni.6


Ciò che il meglio si appella, e vuol piú lode,
Credo, è talvolta all’uom discerner dato;
Benché il seguirlo in tutte è a noi negato,
4E a quelli piú, cui passïon piú rode.7

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So dire io pur, ch’io mi dovea far prode,8
Ed aspettar che piú benigno il fato
M’avesse la mia donna riportato
8Di quà dall’Alpi alle tirrene prode.
Ma il quarto mese è già del second’anno,
Ch’io, per sforzo inaudito, lei non veggio;
11E il posso or (spero) senza alcun suo danno.9
Da chi biasmarmi vuol null’altro io chieggio,
Se non ch’egli entri nel mortal mio affanno;10
14Poi dir si attenti, ch’io m’appiglio al peggio.


Note

  1. «Mentre io stava... tentando di proseguire [a Siena] quel quarto canto [dell’Etruria vendicata], io andava sempre ricevendo e scrivendo gran lettere; queste a poco a poco mi riempirono di speranza, e vieppiú m’infiammarono del desiderio di rivederla tra breve. E tanto andò crescendo questa possibilità, che un bel giorno non potendo io piú stare a segno, detto al mio amico Gori dove io fossi per andare, e finto di fare una scorsa a Venezia, io mi avviai verso la Germania [la Contessa era a Colmar nell’Alsazia] il dí quattro d’agosto». (Aut., IV, 14°). E il 5 dello stesso mese, fra Poggibonsi e Tavarnelle, il 6, fra Tavarnelle e San Casciano, l’A. scriveva rispettivamente il primo e il secondo di questi sonetti, nei quali è appunto raffigurata la lotta che si era fino allora combattuta nell’animo suo, fra il dovere e l’amore.
  2. 3. L’usbergo, la difesa, lo schermo.
  3. 6. In un, al tempo stesso.
  4. 10. Esiglio, lontananza.
  5. 12. Vero Signor, tirannico Signore.
  6. 14. E accusi altri delle colpe tue.
  7. 1-4. Il Petrarca (Rime, CCXXXVI) ha un pensiero analogo a questo dell’A.:
    Amor, io fallo, e veggio il mio fallire
    Ma fo sí com’uom ch’arde e ’l foco ha’n seno;
    Che ’l duol pur cresce, e la ragion vien meno
    Ed è già quasi vinta dal martire.
  8. 5. Dovevo vincere me stesso.
  9. 11. Intendasi: ed ora posso rivederla (spero) senza suo danno.
  10. 13. che s’investa delle mie condizioni.