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di vittorio alfieri 87


Dove si fan le belle recitone,
14Quasi cantar si udisse il Perellino.


LXXX [cxiii]. e LXXXI [cxvi].1

Trionfo d’amore.

Amore, Amor, godi, trionfa, e ridi,
Tristo fanciul d’ogni malizia albergo;
Spezzato alfin m’hai di ragion l’usbergo,2
4E vincitore a tuo piacer mi guidi.
Già da molti anni entro il mio cor ti assidi,
Ove signor, ma amico in un,3 ti albergo:
Ed or mi assali (ahi traditor!) da tergo?
8M’involi l’arme, indi a pugnar mi sfidi?
Tacito patto era tra noi finora,
Che il mio esigilo4 dai begli occhi sereni
11Io soffrirei per molte lune ancora:
Ma tu, vero Signor,5 patti non tieni
Col tuo minor; troppa clemenzia fora;
14E de’ tuoi falli il biasmo ad altri ottieni.6


Ciò che il meglio si appella, e vuol piú lode,
Credo, è talvolta all’uom discerner dato;
Benché il seguirlo in tutte è a noi negato,
4E a quelli piú, cui passïon piú rode.7


    delle glorie» di V. Alfieri. Il verso 13° di questo sonetto ha nel ms. la variante:

    Dove si fa di me spettacolone.
    Il Perellino: era (non ci vuol molto a capirlo) un cantante, di cognome Perelli, chiamato dall’A. col diminutivo o per la sua statura o per la sua giovinezza; ma non ho potuto trovare alcuna notizia intorno a lui, né si può identificarlo con un Perelli, ricordato dal Fétis (Histoire des musiciens, ad locum), che nel 1845 cantava ad Amsterdam.

  1. «Mentre io stava... tentando di proseguire [a Siena] quel quarto canto [dell’Etruria vendicata], io andava sempre ricevendo e scrivendo gran lettere; queste a poco a poco mi riempirono di speranza, e vieppiú m’infiammarono del desiderio di rivederla tra breve. E tanto andò crescendo questa possibilità, che un bel giorno non potendo io piú stare a segno, detto al mio amico Gori dove io fossi per andare, e finto di fare una scorsa a Venezia, io mi avviai verso la Germania [la Contessa era a Colmar nell’Alsazia] il dí quattro d’agosto». (Aut., IV, 14°). E il 5 dello stesso mese, fra Poggibonsi e Tavarnelle, il 6, fra Tavarnelle e San Casciano, l’A. scriveva rispettivamente il primo e il secondo di questi sonetti, nei quali è appunto raffigurata la lotta che si era fino allora combattuta nell’animo suo, fra il dovere e l’amore.
  2. 3. L’usbergo, la difesa, lo schermo.
  3. 6. In un, al tempo stesso.
  4. 10. Esiglio, lontananza.
  5. 12. Vero Signor, tirannico Signore.
  6. 14. E accusi altri delle colpe tue.
  7. 1-4. Il Petrarca (Rime, CCXXXVI) ha un pensiero analogo a questo dell’A.: