Rime varie (Alfieri, 1912)/CXXVII. Tormenti amorosi
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CXXVII [clxxii].1
Tormenti amorosi.
Tante, sí spesse, sí lunghe, sí orribili2
Percosse or dammi iniquamente Amore,
Che i mie’ martíri omai fatti insoffribili
4 Mi van traendo appien del senno fuore.
Or (cieca scorta) ode il mio sol furore;
E d’un pestifero angue3 ascolto i sibili.
Che mi addenta, e mi attosca4 e squarcia il cuore
8 In modi mille, oltre ogni dir terribili:
Or, tra ferri e veleni, e avelli ed ombre,
La negra fantasía piena di sangue
11 Le vie tutte di morte hammi disgombre:
Or piango, e strido; indi, qual corpo esangue,
Giaccio immobile; un velo atro m’ha ingombre
14 Le luci; e sto, qual chi morendo langue.5
Note
- ↑ Nel ms.: «19 agosto, di notte, in letto».
Sebbene un componimento poetico non possa che in piccola parte valere quale documento fisiologico, pure questo sonetto mi par notevole per gli accenni che vi si trovano ad uno stato di vera perturbazione del corpo e, conseguentemente, dello spirito del nostro Poeta. Orribili crisi nervose son quelle a cui egli dice di essere andato soggetto nell’agosto del 1786, e ciò è pienamente confermato da quanto leggesi al cap. 16° dell’ep. IV dell’Aut.: «... entrai in un turbamento di spirito che mi offuscò per piú di tre mesi la mente, talché poco e male lavorai fino al fin d’agosto quando al riapparire dell’aspettata donna tutti questi miei mali di accesa e scontenta fantasia sparirono». (Intorno alle anormalità fisiopsicologiche dell’A. vegg. G. Antonini e L. Cognetti De Martiis, V. A., con pref. di Ces. Lombroso, Torino, Bocca, 1898).
- ↑ 1. Orribili, si noti la rima sdrucciola ne’ versi dispari delle quartine.
- ↑ 6. Angue, serpente.
- ↑ 7. Mi attosca, mi avvelena.
- ↑ 9-14. Prima, la crisi nervosa con le sue fosche visioni, ove ricompaiono, confusi, gli elementi di tutto il teatro alfieriano (ferri e veleni, avelli ed ombre), col pianto e con le grida disperate, poi, la prostrazione che tien dietro inevitabilmente a tale stato di sovraeccitazione, da ultimo lo smarrimento dei sensi. — Disgombre, part. per disgombrate. — Atro, scuro.