Rime varie (Alfieri, 1912)/CXXVIII. Perché ami la solitudine

CXXVIII. Perché ami la solitudine

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CXXVIII. Perché ami la solitudine
CXXVII. Tormenti amorosi CXXIX. Alla madre, che aveva perduto un figliuolo

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CXXVIII [clxxiii].1

Perché ami la solitudine.

Tacito orror di solitaria selva
Di sí dolce tristezza il cor mi bea,
Che in essa al par di me non si ricrea2
4 Tra’ figli suoi nessuna orrida belva.
E quanto addentro piú il mio piè s’inselva,3
Tanto piú calma e gioia in me si crea;
Onde membrando com’io là godea,
8 Spesso mia mente poscia si rinselva.
Non ch’io gli uomini abborra, e che in me stesso
Mende non vegga, e piú che in altri assai;
11 Né ch’io mi creda al buon sentier piú appresso:4
Ma, non mi piacque il vil mio secol mai:
E dal pesante regal giogo oppresso,
14 Sol nei deserti5 tacciono i miei guai.


Note

  1. Nel ms.: «27 agosto: tra gli abeti, ai Tre Castelli».
  2. 3. Non si ricrea, non si ristora.
  3. 5. S’inselva, ritorna entro la selva: le rime delle quartine di questo sonetto non sono delle piú felici, sebbene il Poliziano ne dia, nella Giostra, l’esempio.
  4. 11. Né che io mi creda piú degli altri vicino al sentiero della virtú.
  5. 14. Nei deserti, nei luoghi solitari.