Rime varie (Alfieri, 1912)/CXXVIII. Perché ami la solitudine
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
CXXVIII. Perché ami la solitudine
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CXXVIII [clxxiii].1
Perché ami la solitudine.
Tacito orror di solitaria selva
Di sí dolce tristezza il cor mi bea,
Che in essa al par di me non si ricrea2
4 Tra’ figli suoi nessuna orrida belva.
E quanto addentro piú il mio piè s’inselva,3
Tanto piú calma e gioia in me si crea;
Onde membrando com’io là godea,
8 Spesso mia mente poscia si rinselva.
Non ch’io gli uomini abborra, e che in me stesso
Mende non vegga, e piú che in altri assai;
11 Né ch’io mi creda al buon sentier piú appresso:4
Ma, non mi piacque il vil mio secol mai:
E dal pesante regal giogo oppresso,
14 Sol nei deserti5 tacciono i miei guai.
Note
- ↑ Nel ms.: «27 agosto: tra gli abeti, ai Tre Castelli».
- ↑ 3. Non si ricrea, non si ristora.
- ↑ 5. S’inselva, ritorna entro la selva: le rime delle quartine di questo sonetto non sono delle piú felici, sebbene il Poliziano ne dia, nella Giostra, l’esempio.
- ↑ 11. Né che io mi creda piú degli altri vicino al sentiero della virtú.
- ↑ 14. Nei deserti, nei luoghi solitari.