Rime varie (Alfieri, 1912)/CXXV. Ira e mestizia

CXXV. Ira e mestizia

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CXXV [clxix].1

Ira e mestizia.

Due fere donne, anzi due furie atroci,
Tor non mi posso (ahi misero!) dal fianco;
Ira è l’una,2 e i sanguigni suoi feroci
4 Serpi mi avventa ognora al lato manco;
Malinconia dall’altro, hammi con voci
Tetre offuscato l’intelletto e stanco;3
Ond’io null’altro che le Stigie foci4
8 Bramo, ed in morte sola il cor rinfranco.
Non perciò d’ira al flagellar rovente
Cieco obbedisco io mai; ma, signor d’essa,
11 Me sol le dono, e niun fuor ch’io la sente.5
Non dell’altra cosí: che appien depressa
La fantasia mi tien, l’alma, e la mente..
14 A chi amor non conosce, insania espressa.6


Note

  1. Nel ms.: «14 agosto, sulla strada di Colmar».
  2. 3. Ira è l’una: vegg. la nota al v. 10 del sonetto Sublime specchio di veraci detti.
  3. 6. Stanco, participio per stancato.
  4. 7. Le Stigie foci, l’Averno, la morte.
  5. 9-11. Forse cosí nel 1786; ma negli anni prima l’ira dell’A. cadeva terribilmente ora su questo ed ora su quello, come abbiamo veduto.
  6. 14. Espressa, manifesta, indubitabile.