Rime varie (Alfieri, 1912)/CXXI. Perché ami la sua donna
Questo testo è completo. |
Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
CXXI. Perché ami la sua donna
◄ | CXX. Nell'anniversario del Giuoco del Ponte | CXXII. È lieto di non aver mai posto il suo affetto in donne francesi | ► |
CXXI [clxv].1
Perché ami la sua donna.
Candido cor, che in su bel labro stai
Di quella schietta2 che il mio tutto io chiamo;
Per te, piú sempre che me stesso io l’amo;
4 Tu piú m’incendi, che i suoi negri rai.3
Chi di beltà, chi di lusinghe, e assai4
Colti son d’arti e di menzogne all’amo;
Non io; che in prova, libertà non bramo;
8 E l’anno è il nono de’ miei lacci omai.5
Un dirmi ognor soavemente il vero,6
Ancor che spiaccia; ed a vicenda,7 un breve
11 Sdegno in udirlo, indi un perdon sincero;
Note
- ↑ Nel ms: «27 maggio, in letto».
- ↑ 2. Schietta, sincera.
- ↑ 4. I suoi negri rai, i suoi occhi neri.
- ↑ 5. Assai, molti uomini.
- ↑ 7-8. Io non desidero, dice l’A., dopo il nono anno della mia relazione con la Contessa, di ricuperare la mia libertà, e ciò prova su che salda base riposi il mio affetto.
- ↑ 9. Si noti l’opportunità di quel soavemente, che tempera l’amarezza della cruda verità.
- ↑ 10. A vicenda, si riferisce alla Contessa, che dice con tutta franchezza al Poeta la verità, ma non ha che un breve sdegno, se anch’ei gliela dice.
- ↑ 12. Un profondo sentimento, ma scevro di gravi parole.
- ↑ 14. Var.:
Bei pregi, onde il velen lungo si beve.