Rime varie (Alfieri, 1912)/CXLI. Conforto al noioso lavoro gli è l'amore della sua donna
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
CXLI. Conforto al noioso lavoro gli è l'amore della sua donna
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CXLI.1
Conforto al noioso lavoro gli è l’amore della sua donna.
Ma, che pur tanto necessario, sei
4 Dello egregio compor parte integrante:4
Deh, come mai spender tant’ore e tante
In ciascun dí fra’ stenti tuoi potrei,
Se poi sollievo io non trovassi in lei,
8 Di cui, già ben due lustri, or vivo amante?
Donna mia, per te sola il lauro intero5
Cerco acquistar con lungo studio e pena,
11 Perch’io teco dividerlo poi spero.
Né al tutto fora la tua gloria piena,
Se alcun dicesse, indagator del vero,
14 Che in me lo stil non pareggiò la vena.6
Note
- ↑ «Arrivati in Parigi, dove atteso l’impegno della intrapresa stampa, era indispensabile ch’io mi fissassi a dimora, cercai casa, ed ebbi la sorte di trovarne una molto lieta e tranquilla, posta isolata sul baluardo nuovo nel sobborgo di San Germano, in cima d’una strada detta del Monte Parnasso... Cosí collocatomi, a bell’agio potei attendere a quella difficile e noiosa briga dello stampare; occupazione in cui rimasi sepolto per quasi tre anni consecutivi» (Aut., IV, 17) durante i quali, il 20 marzo 1789, compose il sonetto surriferito.
- ↑ 1. Sterile il lavoro di chi corregge le bozze di stampa, perché non dà frutti che appaiano all’occhio di nessuno; prosciugante, perché assorbe ogni energia, perché prostra.
- ↑ 2. Che apparir non dei: diceva il Tasso (Gerus. lib. XVI, 9):
L’arte che tutto fa, nulla si scopre. - ↑ 3-4. Orazio nell’Arte poetica, consigliava al giovane scrittore l’assiduo rimae labor.
- ↑ 9. Il lauro int., l’intera gloria poetica.
- ↑ 14. Che la forma non eguagliò la sostanza, che i miei concetti non furono espressi con quell’arte che era necessaria.