Rime varie (Alfieri, 1912)/CLXXI. Ad un improvvisatore

CLXXI. Ad un improvvisatore

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CLXXI. Ad un improvvisatore
CLXX. Ad una improvvisatrice CLXXII. Chiede di essere considerato, per il linguaggio, fiorentino

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CLXXI.1

Ad un improvvisatore.

«Quanto divina sia la lingua nostra»2
Ch’estemporanei metri e rime accozza3
Ben ampiamente ai barbari il dimostra
4 Piú d’una Etrusca improvvisante strozza.
Nasce appena il pensiero, e già s’innostra4
Di poetico stil: né mai vien mozza
La voce, o dubitevole si prostra,5
8 Né mai l’uscente rima ella ringozza.6

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Piú che diletto, maraviglia sempre
Destami in cor quest’arte perigliosa,7
11 In cui l’uomo insanisce in vaghe tempre.8
Pare, ed è quasi, sovrumana cosa;
Quindi è forza, che invidia l’alma stempre
14 D’ogni altra gente a laudar noi ritrosa.9


Note

  1. Qui, mi pare che l’A. esprima veramente tutto il suo pensiero intorno a quell’arte istrionica, oggi, per fortuna, estinta, o quasi, dell’improvvisare; il poeta estemporaneo, suscitatore dell’ira alfieriana, è, come si rileva dal ms., Francesco Gianni, nato a Roma verso il 1760, bustaio dapprima, poi, per aver letto l’Ariosto, invaghitosi della poesia e cantore delle gesta di Napoleone, che gli volle bene e lo chiamò a Parigi, dove morí nel 1822. Anche il Gianni fu, come Amarillide Etrusca, famosissimo ai suoi dí e oggi, direbbe Dante, appena sen pispiglia.

    Questo sonetto fu composto il 5 gennaio 1795.

  2. 1. Alterazione del noto verso di Dante (Purg., VII, 17):
    Mostrò ciò che potea la lingua nostra.
  3. 2. Accozza, mette insieme alla meglio o alla peggio.
  4. 5. S’innostra, si veste, si adorna; e già lo trovammo altrove.
  5. 7. La voce non esita mai, nel dubbio che la parola non risponda adeguatamente al pensiero.
  6. 8. Ringozza, rimangia, ricaccia nella gola.
  7. 10. Perigliosa, come quella di un funambulo, che può da un momento all’altro cadere.
  8. 11. Tempre, maniere.
  9. 13-14. Intendasi: è naturale che sentano invidia di quest’arte iridescente quei cervelli leggieri, incapaci di comprendere l’arte di chi scrive pensatamente e ponderatamente. — Noi, noi, veri poeti.

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